Fare Yoga riporta in India un po'… .
In giro per l'Asia di Katia Ugolini e Maurizio Marostegan
Il 29/10/2012 Katia e Maurizio partono per un viaggio lungo 6 mesi prevalentemente in Asia. INDIA: dal Rajasthan a tappe fino al Tamil Nadu. Poi da Bangkok ripartono per un mese in BIRMANIA e poi tornano sulle isole della THAILANDIA. Dopo una settimana in MALAYSIA tra George Town e Quala Lumpur, volano in Australia dove trascorrono un mese da zii e cugini. Il viaggio termina con un'esperienza in camper nel cuore del continente. IL BLOG È STATO GESTITO INTERAMENTE DA IPHONE.
giovedì 14 maggio 2015
giovedì 26 giugno 2014
Sivananda Ashram Yoga
Ci sono vari ashram come quello da noi visitato a Trivandrum, in Kerala. Quello più noto in Europa è nel sud Tirolo. Con molta probabilità lunedì andrò a sperimentarlo nella speranza di trovarci quell'oasi di pace, regno del benessere fisico e mentale, quel non-luogo mistico che pone il corpo al centro dell'attenzione, quell'occasione di confronto con il mondo intero di cui ho sentito spesso la mancanzain questi lunghi mesi di normalità.
sabato 9 novembre 2013
UN PO' DI INDIA IN EUROPA
Di SIVANANDA ASHRAM YOGA come quello di Trivandrum in Kerala ce ne sono almeno due non così distanti: uno è in Tirolo con le Alpi come cornice, tra Innsbruck e Monaco, l'altro è a Orleans, 100 km da Parigi, immerso nel verde.
Di prossima apertura è l'Ashram italiano in Umbria, di cui non ho ancora scoperto nulla.
Questi ashram europei propongono lo stesso identici programma giornaliero di yoga e 'preghiera' dei loro simili disseminati in India.
mercoledì 30 ottobre 2013
A POSTERIORI
Siamo rientrati ormai da 6 mesi poiché è esattamente un anno fa che siamo partiti per l'India.
La voglia di fare lo zaino ed andare via di nuovo domina ogni mio pensiero, tanto da essere tangibile nel mio sguardo e nei mie atteggiamenti che spesso, nello svolgimento delle pratiche quotidiane, sono privi di entusiasmo.
L'esperienza dell'anno scorso è stata davvero grandiosa, sotto tanti punti di vista. Tra i vari paesi visitati l'India è senz'alcun dubbio quello che ha lasciato lo strascico più intenso, direi indelebile. Nonostante i suoi odori nauseabondi, i rumori assordanti, i rifiuti visibili, lo smog dei motori e il caos dei carri e dei motorini, delle persone e degli animali ma, anzi, forse a causa di tutto ciò, essa si è accaparrata a forza un posto privilegiato nel mio cuore tanto che, se ora potessi ripartire, è sicuramente da lì che ricomincerei.
mercoledì 8 maggio 2013
FALUN GONG IN AUSTRALIA
Lungo il South Bank di Brisbane li avevo visti meditare e praticare gli esercizi di qigong nel pratino di fronte alla ruota panoramica. Vedere dei cinesi fuori da contesti commerciali è piuttosto insolito quindi mi ero fermata incuriosita a contemplare quelle formichine poco ortodosse. Ma è stato nella chinatown di Melbourne che mi sono ritrovata in mano il loro giornalino e li ho riconosciuti: i FALUN GONG, il movimento prima adulato poi perseguitato dal Partito Comunista Cinese (CCP), i seguaci di una filosofia di stampo buddista basata sui valori della Verità, Compassione e Tolleranza che mirano a conseguire uno stato di Altruismo, Consapevolezza e Salute fisica. Il Falung Gong a noi occidentali suona come una religione che insegna la spiritualità attraverso le tribolazioni della vita il cui scopo finale è ottenere l'illuminazione, scoprire la Via.
Ma il Falun Gong non ha una chiesa né una gerarchia, nessuno che chiede soldi. È solo una pratica resa popolare nel nord est della Cina a partire dal 1992 da Li Hongzhi e che inizialmente ha goduto dell'appoggio del CCP che gli riconosceva il merito di promuovere la pace e la rettitudine nella società cinese. Il problema è sorto quando un sondaggio ha rivelato che i seguaci del Falung Gong hanno superato di numero i membri del CCP e il Partito ne ha avuto paura. Ha temuto che la loro filosofia dilagante potesse avere più presa dell'ideologia comunista e, nel 1999 (pochi mesi dopo il sondaggio) ha blandito il Falun Gong dalla Cina.
Il giornalino distribuito all'ingresso della chinatown di Melbourne rivendica che oggi forse un milione di Falun Gong sono tenuti prigionieri in campi di lavoro cinesi dove vengono abusati, torturati e SISTEMATICAMENTE UCCISI. Infatti questi prigionieri di coscienza costituiscono il più grande SERBATOIO di ORGANI del commercio internazionale. Da vivi vengono catalogati sulla base dello stato dei loro organi vitali e, a loro insaputa, diventano potenziali 'donatori'. I cinesi si dichiarano capaci di soddisfare una richiesta di trapianto di organi in 1-4 settimane anziché negli 1-2 anni di 'naturale' tempo di attesa degli ospedali occidentali.
Quando un paziente richiede loro un organo, i medici cinesi non devono far altro che scorrere i dati del loro archivio ed individuare il 'donatore' falun gong idoneo e 'sacrificarlo'.
Ancora, se possibile, più tremendo è il fatto che, per limitare i casi di rigetto, GLI ORGANI VENGONO ESTRATTI DA CORPI VIVI che vengono uccisi successivamente all'estrazione.
Ogni anno DECINE DI MIGLIAIA di trapianti di organi vengono effettuati in China quando i donatori registrati sono solo poche centinaia.
Già dal 2006 si delineava chiaramente che il grosso numero di reni, fegati, cuori, cornee esportate su richiesta era sproporzionato e aveva una dubbia provenienza ma la comunità internazionale non ha ancora voluto affrontare la realtà.
Come afferma David Matas, difensore dei diritti umani internazionali, la speranza di fare affari con la Cina ammutolisce i governi e gli imprenditori privati mentre la necessità del visto inibisce coloro che si recano in Cina per motivi di studio.
COME AIUTARLI
Firmando una petizione per i medici contro la raccolta di organi (DAFOH) presso l'UN Segreteria Generale dei Presidenti degli Stati Uniti e Europei.
SIGN THE PETITION
www.dafoh.org
Per saperne di più:
www.falunau.org
giovedì 2 maggio 2013
HAI MENO DI 30 ANNI E SEI DISOCCUPATO? L' AUSTRALIA TI ASPETTA!
Molti giovani si trasferiscono in Australia per perfezionare il loro inglese, visitare il paese, divertirsi e fare esperienze lavorative MOLTO BEN REMUNERATE che consentono anche di portare a casa un po' di soldi. Si tratta di lavori semplici (come camerieri in bar e ristoranti, o come lavapiatti specie se l'inglese è ancora debole), anche nell'ambito informatico o a contatto con la natura (es raccolta di frutta e verdura) ma i soldi che si guadagnano sono tantissimi e si aggirano sui 1000 EURO ALLA SETTIMANA! Si pagano le tasse allo stato ma quando si rientra in Italia vengono rimborsate!
Trovare lavoro è abbastanza facile soprattutto nei luoghi lontani dalle città principali. Molti giovani si incontrano presso le fattorie del Queensland, lavorano la terra (usano anche il trattore!) e ricevono vitto e alloggio. Valeria, una mia ex studentessa, si trova proprio da quelle parti poiché, dopo un anno, se ci lavora per almeno 87 giorni le viene rinnovato il visto per un altro anno. A Valeria piace molto stare in fattoria e vivere l'Australia più selvaggia, lontana dalle città.
Oltre che in fattoria, il visto viene rinnovato anche se si svolge un'altra attivitá in cui la manodopera scarseggia: il lavoro in miniera! Di solito non si tratta di miniere sotterranee...
I più avventurosi potrebbero essere interessati al mio post:
COME DIVENTARE CERCATORE DI OPALE www.ingiroperlasia.blogspot.com
Se hai MENO DI 30 ANNI puoi entrare in Australia con un visto detto WORKING HOLIDAY VISA ottenibile velocemente in internet al costo di 365AUD (circa 300€) sul sito del governo australiano (www.immi.gov.au/visitirs/workingholiday)
Il WORKING HOLIDAY VISA si può richiedere una sola volta nella vita e permettere di vivere in Australia per un anno, studiare per un max di 17 settimane e lavorare a tempo pieno ma non più di 6 mesi nello stesso posto di lavoro. Garantisce assistenza sanitaria solo per i primi sei mesi.
Con questo visto molti giovani si fermano a Sydney o Melbourne per qualche mese dove fanno un corso di inglese e iniziano a lavorare. Dopodiché, con le amicizie fatte, viaggiano, si spostano e cercano lavoro da qualche altra parte. Se intendono fermarsi oltre l'anno dovranno cercarsi un lavoro in fattoria.
Se hai PIÙ DI 30 ANNI (non c'è limite max di età) l'unico modo per rimanere in Australia a lungo è tramite uno STUDENT VISA che prevede la frequentazione di corsi linguistici, professionali o universitari, avendo la possibilità di lavorare per 40 ore ogni due settinane. Questo tipo di visto costa 535AUD (circa 450€) e non offre assistenza sanitaria (quindi occorre farsi un'assicurazione privata).
Le iscrizioni a scuole e corsi inoltre sono piuttosto costose ma ripagabili con i proventi dell'attività lavorativa.
Visitare l'Australia come abbiamo fatto noi richiede un TOURIST VISA gratuito (valido per tre mesi) comprensivo di assistenza sanitaria che si può richiedere sul sito del governo australiano:
www.immi.gov.au
lunedì 29 aprile 2013
COSTO DELLA VITA IN AUSTRALIA
All'apparenza la vita in Australia appare molto costosa e certo lo è se la si confronta con i prezzi dell'Asia o della vicina Bali. Se si proviene invece dall'Emilia Romagna - forse la regione più cara d'Italia - si viene colpiti subito dal prezzo spropositato dell'acqua e dai 3 o 4 A$ che ti chiedono per un caffè espresso, mentre tanti prezzi del supermercato ci appaiono familiari.
ACQUA E CAFFÈ
Mentre del caffè forse riesci a fare a meno, di fronte all'acqua hai tre opzioni: 1- acquistarla anche al prezzo di 3,5A$ il mezzo litro / 4,5$ il litro; 2- bere l'acqua non fredda e non buona dalle fontane sparse nelle città e nei giardini; 3- bere coca cola che costa meno!
Noi, avendo il camper, riuscivamo a risparmiare sull'acqua acquistando 10litri per volta in sacchetti di plastica per circa 5/6$ e il caffé ce lo facevamo con la moka della zia. Una confezione di lavazza da 250g costa sui 10$.
1€=1,2A$
CIBO
Supermercati e ristoranti hanno prezzi pressapoco come nel nord Italia, solo la PIZZA e la PASTA sono decisamente più costose.
Un pasto seduti in un ristorante con un piatto unico tipo carne e contorno, caffè e acqua/coca si aggira sui 30$. Mangiando pizza o pasta si risparmiano forse 5$.
I ristoranti cinesi sono sempre pieni perché decisamente più economici: si mangia con 15/20$.
Per un pasto veloce, sano e davvero competitivo si può ricorrere ai rotoloni di sushi presso ristorantini-bar che si trovano ovunque nelle città sulla costa.
Un po' meno sano ma buono e a prezzi ragionevoli (sui 10$) il FISH & CHIPS (calamari o pesce bianco) si trova un po' dappertutto a bordo mare e spesso una porzione sfama due persone visto il grosso quantitativo di patatine fritte.
TRASPORTI
AUTOBUS
In città una corsa in autobus è parecchio costosa, sui 5/6$, ma se vi informate pressi uno degli ottimi UFFICI INFORMAZIONE potreste scoprire che esiste una linea di autobus gratuita (Sydney e Melbourne) o che esistono forme di acquisto di carnet di biglietti a metà prezzo.
Da una città all'altra esistono compagnie di autobus HOP-ON HOP-OFF che permettono di acquistare un biglietto per una lunga tratta che si può coprire nel tempo che si vuole, scendendo e risalendo dagli autobus di quella compagnia dove e quando si vuole. La Greyhound Australia ad esempio ha prezzi competitivi
www.greyhound.com.au
Il TRENO può essere una soluzione conveniente per piccole tratte ma è sconsigliabile per i lunghi percorsi perché è lento e piuttosto costoso.
L' AEREO è di gran lunga il mezzo più utilizzato per le tratte interne anche per i prezzi competitivi. Una tratta costa dai 50 ai 150€ circa e la TYGER è la compagnia al momento più economica.
L' AUTOSTOP è un mezzo abbastanza diffuso e funziona molto bene sia per le brevi che per le lunghe distanze. Gli australiani sono persone molto socievoli e chiacchierone e offrono volentieri passaggi nelle loro comode automobili. A noi è capitato di farlo un paio di volte per brevi tragitti e non abbiamo dovuto attendere molto. I nostri amici Paola e Ruggero hanno coperto la distanza Alice Springs-Darwin, circa 1500km, in 3 giorni, mettendosi sulla strada con il pollice fuori e senza condividere le spese di viaggio.
Noleggiare un CAMPER è molto meno costoso che in Italia. Anche la benzina costa meno anche se all'interno del paese rincara parecchio. Di 21 giorni da Sydney ad Alice Springs su camper da 4 abbiamo speso tutto compreso (camper+cibo+ingressi) 800€ a persona. Per saperne di più visita la pagina del mio blog: NOLEGGIARE UN CAMPER IN AUSTRALIA www.ingiroperlasia.blogspot.com
e VITA DA CAMPER: S/COMODITÀ
www.ingiroperlasia.blogspot.com
HOTEL - OSTELLI
Considerate i prezzi degli hotel in www.booking.com e vi accorgerete che le soluzioni più vantaggiose propongono letti in camerata, in stile ostello. Si tratta di posti accoglienti e vivaci dove la pulizia è garantita e dove un letto costa dai 20 ai 28 $, Sydney incluso. Nelle stesse strutture spesso esistono camere doppie al prezzo di almeno 75 $. A volte la colazione è inclusa mentre si ha sempre la possibilità di usare la cucina.
A Sydney varrebbe la pena concedersi un soggiorno di almeno 2/3 giorni nei bellissimi appartamenti del Meriton Hotel nella centralissima zona di The Rock, tramite una prenotazione molto anticipata su www.booking.com in modo da strappare un buon prezzo tipo 100/160per una doppia/quadrupla al 40-50esimo piano tutto vetrate sulla città. Non rimpiangerete i soldi spesi!
TELEFONO
Una sim VODAPHONE locale giunge gratuita con l'acquisto di traffico a partire da 10A$ e permette di fare telefonate e spedire sms + internet a consumo. Telefonare in Italia da un telefono pubblico è piuttosto facile, sia da cabine che dall'ostello, ed è davvero conveniente con l'acquisto di una delle tante carte internazionali acquistabili nei tabacchini al prezzo di 10$ per 600minuti. Occorre però digitare una lunga serie di numeri...
INTERNET
Le schede della TELESTRA garantiscono copertura anche all'interno del paese ed è forse l'ideale per una chiavetta da computer. Da Sydney ad Alice Springs in camper abbiamo sempre avuto wifi grazie all'acquisto di un modem telestra con scheda di 6GB per un mese condivisibile in 4: ognuno di noi aveva wifi sul proprio telefono/computer. Il costo pieno si aggira sugli 80$ che è un prezzo ottimo ma ogni tanto ci sono promozioni: noi lo abbiamo pagato la metà.
Molti bar/ristoranti sono provvisti di wifi.
giovedì 25 aprile 2013
GLI ABORIGENI NON CI STANNO
Nell'ultimo giorno ad Alice Springs abbiamo diverse cose pratiche da sbrigare. Dopo il giretto di 15 minuti alla SIMPSON'S GAP, lungo il letto sabbioso di un fiume in secca che ci conduce ad una bella pozza d'acqua (e senza vedere i wallaby che la guida ci aveva promesso), torniamo in città.
Innanzitutto dobbiamo trovare un posto dove passare l'ultima notte dopo che avremo riconsegnato il camper, visto che il nostro aereo per Sydney parte domani mattina quando anche Ruggero e Paola si rimetteranno in cammino verso Darwin. Troviamo un bel mini-appartamento presso il MOTOR INN, capiente abbastanza da contenere comodamente i nostri zaini e mille altre borse e borsine, per 110$. Scarichiamo tutto e diamo una ripulita all'interno del camper.
Bene, ora possiamo dirigerci alla BRITZ per la riconsegna, dall'altra parte della città. Tutto procede bene, le nostre carte di credito recepiscono il denaro sottratto per la franchigia (speriamo di non avere sorprese a casa... tipo astronomiche commissioni da parte della nostra banca) e dopo un'oretta di burocrazia siamo fuori, appiedati a 4km dalla città. Proviamo a fare l'autostop verso il centro e intanto ci incamminiamo. In quattro non nutriamo grandi speranze di ricevere un passaggio ma quando stiamo per rinunciare si ferma un fuoristrada guidato da un ragazzone irlandese che ci accompagna fino in città.
Facciamo un giro per la via principale molto animata da aborigeni e da gallerie d'arte e negozi di souvenir con prodotti quasi esclusivamente aborigeni. Ritroviamo quadri uguali a quelli visti nell'atelier di IWANTJA e anche gli stessi bracciali dipinti, portafogli decorati,... Ci piace Alice Springs, ci sono bei bar, nello stile tipicamente australiano che sa un po' di saloon da far-west, ci sono musicisti che si stanno preparando per la serata e ci sono giovani che bevono birra. Un signore che ci sente parlare fuori dalla sua galleria d'arte si avvicina a noi e ci apostrofa in dialetto napoletano salvo poi continuare in buon italiano. Bruno è originario della provincia di Napoli ed è in Australia da 50 anni, ora aiuta suo figlio in negozio ma fino a poco tempo fa aveva diversi motel (alberghi) e hotel (bar) dove la gente andava a bere. Ha venduto tutto quando sono aumentati gli stipendi del personale. Ora però deve pagare gli artisti aborigeni che dice che guadagnano anche 800/1000$ al giorno. Finisce per farci un ritratto della vita di Alice Springs da parte di chi la conosce profondamente. Ci descrive gli aborigeni come persone che faticano ad integrarsi, a capire il valore che noi diamo al denaro, alla casa, al lavoro. Lo Stato ha costruito case per loro, tutti hanno una casa ma molti preferiscono ancora dormire fuori, sdraiati su un prato. Il loro lavoro era la caccia: tanti ora non sanno cosa fare, senza caccia sono disoccupati. Lo Stato riconosce loro gli stessi diritti degli australiani non-indigeni, per esempio una donna australiana disoccupata con due figli a carico riceve l'equivalente di 1000€ A SETTIMANA. In più ricevono le royalty per i loro territori gestiti dallo Stato (ULURU per esempio appartiene ad una comunità aborigena). Di conseguenza si ritrovano con molto denaro senza saperlo gestire. Pare che vivano ancora delle loro regole, avulse dal nostro uso del denaro. Chi ha denaro lo dà a chi, della sua comunità, glielo chiede. Bruno ci ha fatto l'esempio di un artista che lavora qualche giorno nel suo negozio e che alla fine della giornata viene pagato in contanti: ogni sera fuori dal negozio c'è un gruppo della sua comunità che lo aspetta e reclama un po' di soldi. Ci sono anche aborigeni che si sono adattati al sistema, lavorano come commessi o possiedono un'attività e i loro figli crescono insieme ai bianchi. Ma questi hanno generalmente sangue misto e si sono avvicinati alla nostra cultura 'dall'interno', in modo naturale.
'Gli aborigeni bevono parecchio, ma non danno noia'. Ci sono cartelli nei giardini della città indirizzati proprio a loro, che vietano il consumo di alcool pena la confisca della bottiglia! Ricorda Bruno di non aver mai avuto problemi con loro quando aveva il bar. Capitava di dover invitare qualcuno a smettere di bere o ad andarsene e il consiglio era accettato. Raramente ci sono state risse e sempre tra di loro. I problemi li ha sempre avuti con i bianchi che quando bevono diventano arroganti ed aggressivi e cercano la rissa con tutti. Bruno ci parla degli aborigeni con il tono affettuoso e comprensivo che si usa per parlare dei bambini. Lui stesso usa questo paragone per farci capire come la loro forma mentale fatichi ad adeguarsi alla nostra. Mi piace pensare che così come i bambini preferiscono la fantasia all'incomprensibile mondo degli adulti allo stesso modo gli aborigeni fatichino ad accettare il nostro sistema senza sentimenti né valori.
LE POZZE D'ACQUA DI ALICE SPRINGS
Pur essendo di proporzioni modeste, ALICE SPRINGS è la più grande cittadina al centro dell'Outback del NORTHERN AUSTRALIA. Ci arriviamo di pomeriggio dopo aver guidato per circa 400km. Facciamo un rapido giro al centro informazioni per raccogliere qualche opuscolo sulla zona che vogliamo visitare. Anche qui c'è un National Park molto esteso con gole e montagne sassose dalle strane conformazioni di cui, con due giorni scarsi a disposizione, vedremo la parte ovest: il WEST MACDONNEL.
Alice Springs è l'ultima tappa del nostro viaggio in Australia ma anche dei nostri sei mesi di viaggio in giro per il mondo. È con un po' di tristezza ma anche con una certa euforia che affrontiamo queste ultime due giornate.
Dovremo riconsegnare il camper e tornare in possesso dell'alta franchigia prelevata sulla nostra carta di credito e potremo finalmente tirare un sospiro di sollievo perché TUTTO È ANDATO BENE. Nessun incidente per strada, nessun problema di sorta; con Paola e Ruggero ci siamo trovati straordinariamente bene ed è stato un piacere poter condividere sensazioni e scoperte con loro.
Notiamo immediatamente che la città è piena di aborigeni. In ogni angolo di strada, nei giardini, nei parcheggi della città ci sono gruppi o famiglie che bivaccano, magari cercano di venderti un dipinto o semplicemente ti chiedono dei soldi mentre si scolano una bottiglia di vino. Non sono affatto aggressivi o insistenti, anzi! Sono socievoli e, malgrado il loro aspetto preistorico, sono arrendevoli e addirittura teneri.
Usciamo dalla città per iniziare la visita del parco. Ci rechiamo ad ELLERY CREEK, ad una ottantina di km da Alice Springs perché sappiamo che si può campeggiare liberamente e forse avremo la possibilità di farci un bagno. Scopriamo che la zona è piena di pozze d'acqua e di opportunità di bagnarsi e forse da qui deriva il nome di Alice Springs: 'le sorgenti di Alice' (resta da capire chi è questa Alice...).
Ellery Creek è davvero incantevole e, nonostante ci arriviamo con gli ultimi raggi di luce, io e Mauri ci immergiamo nelle acque gelide ma rigeneranti del piccolo laghetto tra le montagne. È anche un'ottima occasione per darci una lavatina generale! Non sempre riusciamo a trovare una doccia prima di infilarci sotto le lenzuola!
Abbiamo sempre dormito in posti fantastici e spesso siamo da soli in mezzo alla natura: non abbiamo paura nemmeno qui anche se oggi in un bar dei cartelli informavano della presenza di dingos, i pericolosi cani selvatici.
Ci svegliamo prestino perché abbiamo voglia di fare un trekking di tre/quattro ore alla ORMISTON GORGE, il POUND WALK un giro circolare che si rivelerà particolarmente interessante solo nell'ultimo tratto, a sinistra dalla partenza dove giganteschi frammenti rocciosi fanno da sponde e da letto a un fiume rinsecchito. Le mosche sono tante e fastidiose anche in queste zone e rendono indispensabile l'uso della retina. Il percorso culmina in una bella pozza povera d'acqua. Pare che i pesci che di solito vivono nelle acque del fiume, durante la stagione di secca si rifugino in letargo sotto la sabbia in attesa di nuova acqua!
Per il pranzo ci dirigiamo alla GLEN HELEN GORGE, pochi chilometri a ovest dove troviamo il posto adatto per trascorrere un pomeriggio di sole e bagni (sì, anche qui c'è una bella pozza alimentata da un fiumiciattolo). Sotto sera ci avviciniamo ad Alice Springs fermandoci a dormire alla SIMPSON GAP con l'intenzione di visitare l'ultima gola la domattina prima di rientrare ad Alice Springs. È buio e siamo totalmente soli in mezzo al nulla. Udiamo un via-vai di automobili. Per la prima volta, dall'inizio di questa avventura, abbiamo un istinto di paura ma ci passa subito quando mescoliamo le carte per gli ultimi giri di burraco!
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mercoledì 24 aprile 2013
ULURU (AYERS ROCK)
Arriviamo ad ULURU nel primo pomeriggio ma ci sentiamo sotto il suo benefico influsso fin da 200km prima, quando lo avvistiamo laggiù, in fondo alla pianura di bush e terra rossa, solitario e maestoso, indiscutibilmente sacro anche ai nostro occhi non-indigeni.
Uluru è per noi una montagna anomala quanto stupenda, che cambia colore con la luce del sole ma per gli aborigeni é molto di più: è il loro sito più sacro. È qui che gli Antenati - il popolo dei MALA - hanno vissuto durante il Dreamtime, l'epoca del Sogno, in cui tutto ha avuto origine: uomini, piante e animali. Ogni cavità e ogni roccia di Uluru è legata alla vita degli Antenati, e gli ANANGU (così gli aborigeni chiamano loro stessi) hanno vissuto qui seguendo i loro insegnamenti e ripetendo le loro azioni e i loro percorsi.
Ad ULURU è possibile intraprendere essenzialmente due sentieri di cui il più straordinario è, senza dubbio, salire sulla cima della montagna sacra - sebbene si venga invitati a non farlo per motivi di sicurezza e di rispetto - e percorrere il cammino seguito dagli Antenati al loro arrivo a Uluru. L'altro percorso possibile è attorno alla montagna dove diversi sentieri permettono di acquisire conoscenza della mitologia del luogo. Il primo walk da noi prescelto è stato la scalata alla montagna (2h) soprattutto per assecondare la smania di adrenalina che ha posseduto Mauri, essendo io ben conscia che, a causa delle mie vertigini, non ce la farò mai ad arrivare in cima. Infatti, giunta alla prima vetta e guardando il sentiero che segue a picco sul nulla, mi arrendo e piano piano torno sui miei passi. Mauri risale tutta la montagna e quando rientra è raggiante di soddisfazione. Nel frattempo io ho scelto di seguire il MALA WALK (2km/1,30h a/r) fino alla bellissima KANTJU GORGE, dove una parete della montagna cade in verticale dentro una pozza d'acqua che serviva ai Mala per dissetarsi. Incontro la MEN'S CAVE dove gli uomini facevano i fuochi e si preparavano per le cerimonie, poi altre grotte dove si cucinava e si mangiava. Poi giungo alla MALA PUTA, una zona 'sensibile', avvertono i cartelli, in cui non si possono fare fotografie: vi vivevano le donne ed è piena di simboli, come un testo sacro, e dove ogni particolare ha un significato prezioso.
Siamo dentro un parco nazionale PATRIMONIO UNESCO il cui ingresso costa 25A$ a persona e comprende oltre Uluru la VALLEY OF THE WINDS, la Valle dei Venti, dominata dalle KATA TJUTA (THE OLGAS) le 'molte teste': un gruppo di alti promontori rocciosi con le cime tondeggianti che si ergono nella pianura poco distanti da Uluru, altrettanto maestose. Anche nelle Kata Tjuta è preservata la cultura Tjukurpa degli Antenati e certe zone sono accessibili solo con permessi speciali.
Decidiamo di effettuare un trekking di 7.4km in 3 ore, il VALLEY OF THE WINDS WALK. Si tratta di un sentiero ben strutturato che si insinua lungo una gola poi disegna un cerchio tra le montagne, a tratti è ripido ma non difficile, nonostante il sole si sia fatto un po' troppo caldo, ultimamente.
Non paghi, sebbene stanchi, facciamo un secondo sentiero molto più breve, solo 20minuti, per vedere le WALPA GORGE.
Come ad Uluru, i colori delle Kata Tjuta sono caldi ed avvolgenti e si stagliano contro il cielo blu creando un contrasto assai fotogenico. E c'è un gran via vai di gente: tantissimi visitatori come noi, ma anche tanti studenti in gita scolastica. Incontriamo molti francesi e anche qualche coppia di italiani, c'è chi è in viaggio di nozze e chi ora vive a Sydney ed è qui in vacanza. Ma l'incontro più interessante è stato con André, un 27enne parigino che si sposta lungo la Stuart Highway in bicicletta: per fare 3000 km da Melbourne a Erldunda ha impiegato 5 settimane! Lo abbiamo incontrato nell'ultima 'roadhouse' (autogrill) prima di Uluru. È arrivato con il tramonto e se n'è andato all'alba. Quando gli ho chiesto se aveva bisogno di qualcosa - mentre stava 'imballando' dieci bottiglie d'acqua per il giorno dopo - mi ha risposto che potevamo parlare un po' con lui. Allora lo abbiamo invitato a cena e a montare la sua tenda accanto al nostro camper. André ha trascorso 6 mesi in Australia (soprattutto a Melbourne) parla perfettamente inglese, se la cava bene anche in italiano e parla portoghese grazie a 6 mesi di Brasile in stage universitario: è forse un buon esempio della generazione dei nuovi adulti?
Per chi volesse contattare André questo è il suo blog:
http://www.longredride.wordpress.com
A turbare la splendida ed intensa giornata sono state le MOSCHE che, in quantità inaudita, tempestano i nostri organi vitali cercando di entrare nelle orecchie, negli occhi, nel naso e nella bocca. Prima di acquistare la retina a cappuccio in vendita ovunque, siamo riusciti a mangiarne almeno un paio a testa! E con le nuove mascherine abbiamo potuto finalmente goderci l'atmosfera di questo magico posto.
martedì 23 aprile 2013
CADAVERI E CIMITERI LUNGO LA STUART HIGHWAY
La STUART HIGHWAY prende il nome dal primo viaggiatore bianco che nel 1862 si è avventurato in mezzo al nulla per affrontare l'imprevedibile bush dell'OUTBACK, percorrendolo da Adelaide fino a Darwin: John Mc Douall Stuart. Il percorso è stato arduo e Stuart ce l'ha fatta al suo terzo tentativo.
Oggi la strada è lunga 3006 km ed è tutta asfaltata e, sebbene non sia particolarmente ampia, è facilmente percorribile. È consentito viaggiare fino a 110 km orari, in qualche tratto anche fino a 130. Considerato il bassissimo passaggio di mezzi, l'unico reale pericolo è rappresentato dall'attraversamento degli animali, soprattutto dopo il tramonto e principalmente di canguri.
Tuttavia c'è chi viaggia di notte e gli incidenti non sono infrequenti come attestano le numerose carcasse di automobili trovate lungo il percorso. Ci è piaciuto fotografarle, le abbiamo trovate esteticamente belle e ci hanno tenuto compagnia. Inoltre, oltre ad essere un efficace monito per gli automobilisti, mi piace pensare che qui, in queste terre sacre, si ergano a simbolo della battaglia tra natura e società, tra sacro e profano, in cui ogni tanto, anche il più forte viene distrutto. Il canguro muore ma il mezzo irruente dell'uomo moderno viene disintegrato.
sabato 20 aprile 2013
GLI ARTISTI DELL'EPOCA DEL SOGNO
Non facciamo in tempo a vedere il cartello per 'IWANTJA - ABORIGINAL ART' che stiamo già dirigendoci verso il villaggio percorrendo gli 8km che si allontanano, perpendicolari, dalla Stuard Highway nel tratto Coober Pedy-Eridunda. Siamo entusiasti di vedere un villaggio aborigeno! Arriviamo in un incrocio di diverse abitazioni che nell'insieme ci appaiono semi-deserte e forse un po' abbandonate. Poi ci spiegano che è un periodo di vacanza, la scuola è chiusa e molti, bambini compresi, sono via. Entriamo in una struttura che attira la nostra attenzione e vediamo un gruppo di artisti al lavoro. Si tratta di un atelier dove un gruppo di persone aborigene è impegnato a far funzionare un meccanismo complesso di produzione e vendida di opere d'arte e di allestimento mostre in Australia e all'estero. Alcune donne sono al computer e gli artisti sono soprattutto anziani, piegati sulle loro tele. Dipingono direttamente con i colori acrilici, senza sbagliare. Sono bravissimi! Mi dicono che per loro è facile perché raccontano sempre le stesse storie. Le storie dei loro antenati, dell'Epoca del Sogno, in cui ogni colore rappresenta un elemento della natura e ogni segno è un percorso compiuto dagli antenati.
Una bacheca alla parete raccoglie per ogni artista informazioni sull'esperienza espositiva. Su un tavolo un cellofan contiene il cibo in sottovuoto che qualcuno si porterà a casa per la cena: coda di canguro.
Parlano un po' di inglese ma a rispondere al posto loro è una giovane australiana. Lei e la sua manager (australiana) seguono gli aborigeni nelle attività e li aiutano con l'inglese, ci dice. Vorremmo fare delle foto alle faccie un po' stralunate degli artisti anziani al lavoro ma lei ce lo rende difficile, dicendoci che non gradiscono essere fotografati anche quando loro si rendono disponibili. Ci limitiamo a fare foto dei loro quadri e delle loro spalle. Veniamo via con un senso di disagio poco spiegabile a parole.
Gli aborigeni credono agli spiriti del Dreamtime, ossia ai loro antenati che hanno vissuto l'epoca della creazione, detta Epoca del Sogno (Dreamland).
Questi spiriti hanno lasciato evidenti segni della loro presenza nel mondo durante l'Epoca del Sogno: i fiumi, le colline, le depressioni, ... che oggi vengono considerati siti sacri.
Credono che ogni persona abbia due anime, una mortale e una immortale. Mentre l'anima mortale con la morte finisce nell'oblio, l'anima immortale si ricollega al proprio antenato, tornando nei LUOGHI sacri da lui percorsi. Per questo durante le cerimonie intonano canti celebrando i LUOGHI PERCORSI dai loro antenati, sancendo in questo modo la loro relazione con l'Epoca del Sogno e con la natura.
Nei loro dipinti gli artisti aborigeni consacrano gli spiriti del Dreamtime ritraendo LUOGHI e PERCORSI che forse, nel mondo occupato dall'uomo bianco, non esistono più.
venerdì 19 aprile 2013
ABORIGENI: I DIRITTI NEGATI
I FATTI
"In rappresentanza degli ABORIGENI AUSTRALIANI, noi qui riuniti nell'Australian Hall di Sydney, il giorno 26 gennaio del 1938, in occasione del 150^ anniversario dell'occupazione del nostro paese da parte dell'uomo bianco, PROTESTIAMO contro l'infame trattamento riservato alla nostra gente dai bianchi nell'arco degli ultimi 150 anni, E CI APPELLIAMO alla Nazione Australiana di oggi affinché promulghi nuove leggi per l'assistenza, la tutela e l'istruzione degli aborigeni e reclamiamo l'adozione di una nuova politica che conceda alla nostra gente PIENA CITTADINANZA e la PARITÀ DI TRATTAMENTO ALL'INTERNO DELLA COMUNITÀ".
Dal momento in cui gli inglesi sono sbarcati sul territorio degli EORA, gli aborigeni che da 50.000 anni abitavano l'Australia hanno dovuto subire gli abusi e i maltrattamenti dei nuovi arrivati che li hanno del tutto esclusi dalla loro vita, privandoli di ogni diritto e vietando loro l'ingresso alle città.
A metà degli anni 60 un movimento studentesco detto dei 'freedom rider' - sulla scia degli studenti americani in rivolta per i diritti dei neri - ha 'marciato per la libertà' contro la segregazione razziale, sensibilizzando in breve tempo la popolazione bianca che nel referendum federale del South Wales del 1967 ha riconosciuto agli aborigeni il diritto di nazionalità australiana. Ma non quello di essere proprietari delle terre che occupano: per il riconoscimento di questo diritto nel 1972 gli aborigeni hanno aperto un'ambasciata simbolica sotto una tenda davanti al Parlamento di Canberra (vedi post DA CANBERRA A MELBOURNE SOTTO UN ALTRO CIELO) e un loro artista, Harold Thomas, ha creato la geometria di colori che sarebbe diventata la loro bandiera: ROSSO come la loro terra, GIALLO come il sole e NERO come l'orgoglio aborigeno.
Dopo aver ottenuto il diritto di voto nel 1967, nel 1990 gli aborigeni ottennero una rappresentanza governativa che però venne abolita dalla politica avversativa di Howard, primo ministro conservatore, 5 anni dopo. Nonostante negli anni successivi ottennero qualche concessione territoriale, ad oggi la loro situazione è molto lontana sia dalla partecipazione alla vita politica del paese, sia dall'integrazione.
Gli aborigeni sono oggi quasi 500.000, poco più del 2% della popolazione australiana, appartengono a varie comunità e parlano più di 250 lingue. Per questo motivo sussistono problemi di coesistenza e di relazione non solo con i non indigeni ma anche tra le diverse comunità aborigene.
ELABORAZIONE DEI FATTI
Nel tentativo di capire l'attuale condizione degli aborigeni ho dato una lettura - personale e sicuramente riduttiva - dei fatti.
Gli inglesi sono arrivati in Australia a partire dal 1770 e senza troppi problemi si sono insediati su un suolo vergine e vi hanno costruito case e città e avviato attività riproducendo un sistema societario europeo che escludeva a priori gli aborigeni (infatti era a loro vietato l'ingresso in città). Agli aborigeni gli inglesi non riconoscevano alcun diritto, direi che li DISCONOSCEVANO totalmente.
Dal canto loro gli aborigeni non hanno mai desiderato di condurre una vita simile a quella dei bianchi, avendo una cultura totalmente diversa, basata sulla vita a contatto con la natura, sul culto della natura, sul rispetto di ogni albero e di ogni foglia perché emanazione dello spirito dei loro antenati e della loro anima immortale. Gli aborigeni hanno visto i bianchi distruggere i segni della loro cultura, calpestare il senso della loro vita.
Consapevoli del fatto di dover prima o poi fare i conti con la realtà aborigena e forse consapevoli dell'impossibilità di una integrazione futura (o forse per qualche altro motivo che mi sfugge), i bianchi che si sono ridefiniti 'Australiani', hanno a un certo punto tentato una soluzione togliendo i figli aborigeni alle loro famiglie per farli crescere alla maniera dei bianchi in famiglie bianche o in orfanotrofi, nel tentativo di 'resettarli' sradicandoli dalla loro cultura. Hanno creato una generazione senza padri ('la generazione rubata') che ha segnato l'apice della vergogna nella storia australiana.
Ma non tutto il male viene per nuocere: tanti aborigeni 'nuovi' hanno imparato l'inglese e alcuni hanno studiato e a quel punto hanno saputo alzare la voce e rivendicare la loro mortificazione e i diritti di sovranità sulla LORO terra o, almeno, sui territori che occupano da sempre. Alcune di queste rivendicazioni a carattere locale hanno avuto successo; più difficile è poter ottenere risposte a livello nazionale. Il rispetto della natura e in particolare di alcuni siti aborigeni tipo ULURU o THE SEVEN SISTERS è una rivendicazione che implica non solo una legiferazione attenta da parte del governo australiano ma anche un atteggiamento consapevole da parte del turista.
Oggi lo stato australiano probabilmente per fare ammenda delle proprie colpe, aiuta come può il sostentamento economico delle comunità aborigene e in cambio ne commercializza la loro arte e i loro strumenti (boomerang, didgeridoo,...) come se fossero i tratti caratteristici dell'identità australiana.
Chi ci guadagna di più?
Non saprei dire ma certo è che i pochi aborigeni che abbiamo incontrato in giro, schivi e un po' spaesati, non avevano la faccia di chi sta bene al mondo o di chi ha voglia di fare due chiacchiere ma avevano piuttosto la bottiglia in mano di chi beve per dimenticare o per consolarsi.
mercoledì 17 aprile 2013
COME DIVENTARE CERCATORI DI OPALE A COOBER PEDY
COOBER PEDY, che in lingua aborigena significa 'il buco dell'uomo bianco', è una piccola cittadina di 3500 abitanti la cui vita ruota attorno alla ricerca dell'opale, pietra preziosa di cui Coober Pedy è capitale nel mondo. La città sembra abitata da enormi talpe che scavano tutto il terreno intorno lasciando indietro mucchi di sabbia più o meno alti che, sul terreno piattissimo, contribuiscono a creare un paesaggio surreale. E queste genti un po' talpe lo sono davvero in quanto la metà vive nei dugout (pr. dag-out), case scavate sottoterra, per ripararsi dalle alte temperature estive e dal gelo della notte. Nei 'dugout' la temperatura costante è di 23 gradi tutto l'anno grazie al materiale del sottosuolo fatto di 'sandstone', sabbia compressa con acqua che nel tempo si è solidificata. Abbiamo visitato il dugout di FAYE, una donna che nei primi anni '60 la casa underground se l'è scavata da sola con il piccone! La casa di Faye è molto bella, molte delle sue stanze hanno una presa d'aria esterna o sono comunicanti fra loro in modo da prendere luce naturale dall'ingresso. È ancora arredata con mobili europei anni '60 e somiglia un poco a casa mia!
A Coober Pedy anche le chiese sono sotterranee. La prima che visitiamo é la REVIVAL CHURCH, costruita in una ex-miniera e dotata di molti ambienti underground adibiti ad accogliere i fedeli, a museo, a negozio e a hotel. Un trentenne volontario della chiesa ci offre una interessante visita guidata (gratuita) all'interno della ex-miniera che ci introduce nel mondo dei minatori alla ricerca dell'opale. Ci dice che l'opale può essere bianco, azzurro e blu e che contiene riflessi di tanti colori e che più è colorato più è pregiato. Ci indica delle vene di opale nel muro e ci dice che si possono trovare a 30, 60, 90 piedi dalla superficie, poi ci mostra delle 'tasche' in cui l'opale è stato estratto.
Visitiamo poi la CATHOLIC CHURCH facilmente identificabile per la piccola torre con crocefisso e infine la chiesa più bella, quella SERBO-ORTODOSSA, grazie alle pareti stupendamente scavate (dalle macchine) e al rosone finestrato. Davanti alla chiesa ortodossa raccogliamo da un orto ornamentale - nato miracolosamente sulla pietra - degli ottimi pomodorini ciliegia e dei peperoni verdi profumatissimi: aspettavano noi! Altri, più vecchi, giacevano incolti.
A Cooper Pedy, la febbre dell'opale condiziona anche il normale visitatore ed è inevitabile recarsi sul luogo del 'pubblic noodling' dove tutti possono cercare tra il materiale già estratto dai buchi. È in questo pezzo di terreno all'incrocio di tre strade che, mentre Mauri, Ruggero e Paola si dedicano a cercare l'opale io intorto due geologi austriaci al loro quinto viaggio in questa parte d'Australia alla ricerca dell'opale. Mi mostrano la pietra di opale che hanno trovato nei giorni scorsi: enorme e bellissima! e mi spiegano come si diventa cercatori di opale professionisti. Per pochi dollari si riceve dal comune un permesso per scavare e 4 pali per delimitare il pezzo di terreno libero che si trova. Poi bisogna garantire almeno 20 ore di 'noodling', di scavo, alla settimana. Facile! Questi due austriaci sono cosi appassionati di opale che ne sono collezionisti e vanno a scavare anche in Etiopia. Mi mostrano alcune pietre che hanno portato da quel paese con l'intenzione di scambiarli qui con i minatori locali. L'opale etiope è bianco con scaglie colorate luminosissime e pare stupendo ai miei occhi inesperti! Mi dicono che è molto meno prezioso dell'opale di Coober Pedy che in effetti è il più pregiato del mondo.
Salutati gli austriaci e senza aver trovato nulla, ci rimettiamo in camper per continuare il giro di visita quando vediamo passare un gruppo di neri nerissimi con il naso canuto: gli aborigeni!!!! Finalmente li vediamo anche perché da queste parti dovrebbero essere in tanti visto che è stato loro riconosciuto il diritto territoriale. Spronata da Ruggero, che vuole assolutamente una foto con loro, sfodero la mia migliore faccia tosta e li approccio con un: 'are you the Aboriginies?', curiosa di vedere la loro reazione. Sono un gruppo di cinque uomini e un paio di donne che prontamente mi rispondono che sono proprio loro, i nativi originali dell'Australia. Dopo essermi congratulata per il loro bellissimo paese gli spiego che sono i primi aborigeni che vediamo dopo 50 giorni di Australia e chiedo loro di posare per una foto con noi. Sorridono e, mentre uno di loro accenna a chiederci dei soldi in cambio della foto, altri tre si rendono volentieri disponibili. Poco più in là vediamo un gruppo di donne giovani e vecchie, alcune sedute altre in piedi sul bordo della strada. Una di loro ha una bottiglia in mano, un'altra si avvicina a noi e ci avverte che ci potrà capitare di vedere qualche alcolizzato ma di non temere che non sono affatto pericolosi. Ruggero vuole un'altra foto ma lei ci risponde che non intende finire sul giornale un'altra volta come alcolizzata perché non lo è. Le prometto che non pubblicherò la sua foto e in questo modo si lascia fare con noi tutte le foto che vogliamo! Troppo carina!
Intraprendiamo il giro delle cosiddette BREAKWAVES guidando attorno alla città verso nord-est fino a costeggiare la DOG FENCE, la più lunga rete di recinzione del mondo: 5600 metri di rete metallica atta a proteggere il bestiame dai DINGO, i cani selvaggi australiani. Poco dopo, ci troviamo ad attraversare un territorio piatto di terra rasa detto MOONPLAIN per poi arrivare al THE CASTLE, un enorme castello di sabbia bicolore, setting ideale del mitico PRISCILLA, LA REGINA DEL DESERTO.
Anche MAD MAX è stato girato qui e riteniamo che possa essere il luogo ideale per passarci la notte.
La notte é un tripudio di stelle, con la via lattea meglio visibile della nostra storia in Australia ad illuminare l'inquietante pianura lunare.
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