venerdì 19 aprile 2013

ABORIGENI: I DIRITTI NEGATI

I FATTI
"In rappresentanza degli ABORIGENI AUSTRALIANI, noi qui riuniti nell'Australian Hall di Sydney, il giorno 26 gennaio del 1938, in occasione del 150^ anniversario dell'occupazione del nostro paese da parte dell'uomo bianco, PROTESTIAMO contro l'infame trattamento riservato alla nostra gente dai bianchi nell'arco degli ultimi 150 anni, E CI APPELLIAMO alla Nazione Australiana di oggi affinché promulghi nuove leggi per l'assistenza, la tutela e l'istruzione degli aborigeni e reclamiamo l'adozione di una nuova politica che conceda alla nostra gente PIENA CITTADINANZA e la PARITÀ DI TRATTAMENTO ALL'INTERNO DELLA COMUNITÀ".

Dal momento in cui gli inglesi sono sbarcati sul territorio degli EORA, gli aborigeni che da 50.000 anni abitavano l'Australia hanno dovuto subire gli abusi e i maltrattamenti dei nuovi arrivati che li hanno del tutto esclusi dalla loro vita, privandoli di ogni diritto e vietando loro l'ingresso alle città.
A metà degli anni 60 un movimento studentesco detto dei 'freedom rider' - sulla scia degli studenti americani in rivolta per i diritti dei neri - ha 'marciato per la libertà' contro la segregazione razziale, sensibilizzando in breve tempo la popolazione bianca che nel referendum federale del South Wales del 1967 ha riconosciuto agli aborigeni il diritto di nazionalità australiana. Ma non quello di essere proprietari delle terre che occupano: per il riconoscimento di questo diritto nel 1972 gli aborigeni hanno aperto un'ambasciata simbolica sotto una tenda davanti al Parlamento di Canberra (vedi post DA CANBERRA A MELBOURNE SOTTO UN ALTRO CIELO) e un loro artista, Harold Thomas, ha creato la geometria di colori che sarebbe diventata la loro bandiera: ROSSO come la loro terra, GIALLO come il sole e NERO come l'orgoglio aborigeno.
Dopo aver ottenuto il diritto di voto nel 1967, nel 1990 gli aborigeni ottennero una rappresentanza governativa che però venne abolita dalla politica avversativa di Howard, primo ministro conservatore, 5 anni dopo. Nonostante negli anni successivi ottennero qualche concessione territoriale, ad oggi la loro situazione è molto lontana sia dalla partecipazione alla vita politica del paese, sia dall'integrazione.
Gli aborigeni sono oggi quasi 500.000, poco più del 2% della popolazione australiana, appartengono a varie comunità e parlano più di 250 lingue. Per questo motivo sussistono problemi di coesistenza e di relazione non solo con i non indigeni ma anche tra le diverse comunità aborigene.

ELABORAZIONE DEI FATTI
Nel tentativo di capire l'attuale condizione degli aborigeni ho dato una lettura - personale e sicuramente riduttiva - dei fatti.
Gli inglesi sono arrivati in Australia a partire dal 1770 e senza troppi problemi si sono insediati su un suolo vergine e vi hanno costruito case e città e avviato attività riproducendo un sistema societario europeo che escludeva a priori gli aborigeni (infatti era a loro vietato l'ingresso in città). Agli aborigeni gli inglesi non riconoscevano alcun diritto, direi che li DISCONOSCEVANO totalmente.
Dal canto loro gli aborigeni non hanno mai desiderato di condurre una vita simile a quella dei bianchi, avendo una cultura totalmente diversa, basata sulla vita a contatto con la natura, sul culto della natura, sul rispetto di ogni albero e di ogni foglia perché emanazione dello spirito dei loro antenati e della loro anima immortale. Gli aborigeni hanno visto i bianchi distruggere i segni della loro cultura, calpestare il senso della loro vita.
Consapevoli del fatto di dover prima o poi fare i conti con la realtà aborigena e forse consapevoli dell'impossibilità di una integrazione futura (o forse per qualche altro motivo che mi sfugge), i bianchi che si sono ridefiniti 'Australiani', hanno a un certo punto tentato una soluzione togliendo i figli aborigeni alle loro famiglie per farli crescere alla maniera dei bianchi in famiglie bianche o in orfanotrofi, nel tentativo di 'resettarli' sradicandoli dalla loro cultura. Hanno creato una generazione senza padri ('la generazione rubata') che ha segnato l'apice della vergogna nella storia australiana.
Ma non tutto il male viene per nuocere: tanti aborigeni 'nuovi' hanno imparato l'inglese e alcuni hanno studiato e a quel punto hanno saputo alzare la voce e rivendicare la loro mortificazione e i diritti di sovranità sulla LORO terra o, almeno, sui territori che occupano da sempre. Alcune di queste rivendicazioni a carattere locale hanno avuto successo; più difficile è poter ottenere risposte a livello nazionale. Il rispetto della natura e in particolare di alcuni siti aborigeni tipo ULURU o THE SEVEN SISTERS è una rivendicazione che implica non solo una legiferazione attenta da parte del governo australiano ma anche un atteggiamento consapevole da parte del turista.

Oggi lo stato australiano probabilmente per fare ammenda delle proprie colpe, aiuta come può il sostentamento economico delle comunità aborigene e in cambio ne commercializza la loro arte e i loro strumenti (boomerang, didgeridoo,...) come se fossero i tratti caratteristici dell'identità australiana.
Chi ci guadagna di più?
Non saprei dire ma certo è che i pochi aborigeni che abbiamo incontrato in giro, schivi e un po' spaesati, non avevano la faccia di chi sta bene al mondo o di chi ha voglia di fare due chiacchiere ma avevano piuttosto la bottiglia in mano di chi beve per dimenticare o per consolarsi.

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