Nell'ultimo giorno ad Alice Springs abbiamo diverse cose pratiche da sbrigare. Dopo il giretto di 15 minuti alla SIMPSON'S GAP, lungo il letto sabbioso di un fiume in secca che ci conduce ad una bella pozza d'acqua (e senza vedere i wallaby che la guida ci aveva promesso), torniamo in città.
Innanzitutto dobbiamo trovare un posto dove passare l'ultima notte dopo che avremo riconsegnato il camper, visto che il nostro aereo per Sydney parte domani mattina quando anche Ruggero e Paola si rimetteranno in cammino verso Darwin. Troviamo un bel mini-appartamento presso il MOTOR INN, capiente abbastanza da contenere comodamente i nostri zaini e mille altre borse e borsine, per 110$. Scarichiamo tutto e diamo una ripulita all'interno del camper.
Bene, ora possiamo dirigerci alla BRITZ per la riconsegna, dall'altra parte della città. Tutto procede bene, le nostre carte di credito recepiscono il denaro sottratto per la franchigia (speriamo di non avere sorprese a casa... tipo astronomiche commissioni da parte della nostra banca) e dopo un'oretta di burocrazia siamo fuori, appiedati a 4km dalla città. Proviamo a fare l'autostop verso il centro e intanto ci incamminiamo. In quattro non nutriamo grandi speranze di ricevere un passaggio ma quando stiamo per rinunciare si ferma un fuoristrada guidato da un ragazzone irlandese che ci accompagna fino in città.
Facciamo un giro per la via principale molto animata da aborigeni e da gallerie d'arte e negozi di souvenir con prodotti quasi esclusivamente aborigeni. Ritroviamo quadri uguali a quelli visti nell'atelier di IWANTJA e anche gli stessi bracciali dipinti, portafogli decorati,... Ci piace Alice Springs, ci sono bei bar, nello stile tipicamente australiano che sa un po' di saloon da far-west, ci sono musicisti che si stanno preparando per la serata e ci sono giovani che bevono birra. Un signore che ci sente parlare fuori dalla sua galleria d'arte si avvicina a noi e ci apostrofa in dialetto napoletano salvo poi continuare in buon italiano. Bruno è originario della provincia di Napoli ed è in Australia da 50 anni, ora aiuta suo figlio in negozio ma fino a poco tempo fa aveva diversi motel (alberghi) e hotel (bar) dove la gente andava a bere. Ha venduto tutto quando sono aumentati gli stipendi del personale. Ora però deve pagare gli artisti aborigeni che dice che guadagnano anche 800/1000$ al giorno. Finisce per farci un ritratto della vita di Alice Springs da parte di chi la conosce profondamente. Ci descrive gli aborigeni come persone che faticano ad integrarsi, a capire il valore che noi diamo al denaro, alla casa, al lavoro. Lo Stato ha costruito case per loro, tutti hanno una casa ma molti preferiscono ancora dormire fuori, sdraiati su un prato. Il loro lavoro era la caccia: tanti ora non sanno cosa fare, senza caccia sono disoccupati. Lo Stato riconosce loro gli stessi diritti degli australiani non-indigeni, per esempio una donna australiana disoccupata con due figli a carico riceve l'equivalente di 1000€ A SETTIMANA. In più ricevono le royalty per i loro territori gestiti dallo Stato (ULURU per esempio appartiene ad una comunità aborigena). Di conseguenza si ritrovano con molto denaro senza saperlo gestire. Pare che vivano ancora delle loro regole, avulse dal nostro uso del denaro. Chi ha denaro lo dà a chi, della sua comunità, glielo chiede. Bruno ci ha fatto l'esempio di un artista che lavora qualche giorno nel suo negozio e che alla fine della giornata viene pagato in contanti: ogni sera fuori dal negozio c'è un gruppo della sua comunità che lo aspetta e reclama un po' di soldi. Ci sono anche aborigeni che si sono adattati al sistema, lavorano come commessi o possiedono un'attività e i loro figli crescono insieme ai bianchi. Ma questi hanno generalmente sangue misto e si sono avvicinati alla nostra cultura 'dall'interno', in modo naturale.
'Gli aborigeni bevono parecchio, ma non danno noia'. Ci sono cartelli nei giardini della città indirizzati proprio a loro, che vietano il consumo di alcool pena la confisca della bottiglia! Ricorda Bruno di non aver mai avuto problemi con loro quando aveva il bar. Capitava di dover invitare qualcuno a smettere di bere o ad andarsene e il consiglio era accettato. Raramente ci sono state risse e sempre tra di loro. I problemi li ha sempre avuti con i bianchi che quando bevono diventano arroganti ed aggressivi e cercano la rissa con tutti. Bruno ci parla degli aborigeni con il tono affettuoso e comprensivo che si usa per parlare dei bambini. Lui stesso usa questo paragone per farci capire come la loro forma mentale fatichi ad adeguarsi alla nostra. Mi piace pensare che così come i bambini preferiscono la fantasia all'incomprensibile mondo degli adulti allo stesso modo gli aborigeni fatichino ad accettare il nostro sistema senza sentimenti né valori.
ciao, stiamo leggendo tutti i tuoi blog
RispondiElimina