mercoledì 17 aprile 2013

COME DIVENTARE CERCATORI DI OPALE A COOBER PEDY

COOBER PEDY, che in lingua aborigena significa 'il buco dell'uomo bianco', è una piccola cittadina di 3500 abitanti la cui vita ruota attorno alla ricerca dell'opale, pietra preziosa di cui Coober Pedy è capitale nel mondo. La città sembra abitata da enormi talpe che scavano tutto il terreno intorno lasciando indietro mucchi di sabbia più o meno alti che, sul terreno piattissimo, contribuiscono a creare un paesaggio surreale. E queste genti un po' talpe lo sono davvero in quanto la metà vive nei dugout (pr. dag-out), case scavate sottoterra, per ripararsi dalle alte temperature estive e dal gelo della notte. Nei 'dugout' la temperatura costante è di 23 gradi tutto l'anno grazie al materiale del sottosuolo fatto di 'sandstone', sabbia compressa con acqua che nel tempo si è solidificata. Abbiamo visitato il dugout di FAYE, una donna che nei primi anni '60 la casa underground se l'è scavata da sola con il piccone! La casa di Faye è molto bella, molte delle sue stanze hanno una presa d'aria esterna o sono comunicanti fra loro in modo da prendere luce naturale dall'ingresso. È ancora arredata con mobili europei anni '60 e somiglia un poco a casa mia!
A Coober Pedy anche le chiese sono sotterranee. La prima che visitiamo é la REVIVAL CHURCH, costruita in una ex-miniera e dotata di molti ambienti underground adibiti ad accogliere i fedeli, a museo, a negozio e a hotel. Un trentenne volontario della chiesa ci offre una interessante visita guidata (gratuita) all'interno della ex-miniera che ci introduce nel mondo dei minatori alla ricerca dell'opale. Ci dice che l'opale può essere bianco, azzurro e blu e che contiene riflessi di tanti colori e che più è colorato più è pregiato. Ci indica delle vene di opale nel muro e ci dice che si possono trovare a 30, 60, 90 piedi dalla superficie, poi ci mostra delle 'tasche' in cui l'opale è stato estratto.
Visitiamo poi la CATHOLIC CHURCH facilmente identificabile per la piccola torre con crocefisso e infine la chiesa più bella, quella SERBO-ORTODOSSA, grazie alle pareti stupendamente scavate (dalle macchine) e al rosone finestrato. Davanti alla chiesa ortodossa raccogliamo da un orto ornamentale - nato miracolosamente sulla pietra - degli ottimi pomodorini ciliegia e dei peperoni verdi profumatissimi: aspettavano noi! Altri, più vecchi, giacevano incolti.

A Cooper Pedy, la febbre dell'opale condiziona anche il normale visitatore ed è inevitabile recarsi sul luogo del 'pubblic noodling' dove tutti possono cercare tra il materiale già estratto dai buchi. È in questo pezzo di terreno all'incrocio di tre strade che, mentre Mauri, Ruggero e Paola si dedicano a cercare l'opale io intorto due geologi austriaci al loro quinto viaggio in questa parte d'Australia alla ricerca dell'opale. Mi mostrano la pietra di opale che hanno trovato nei giorni scorsi: enorme e bellissima! e mi spiegano come si diventa cercatori di opale professionisti. Per pochi dollari si riceve dal comune un permesso per scavare e 4 pali per delimitare il pezzo di terreno libero che si trova. Poi bisogna garantire almeno 20 ore di 'noodling', di scavo, alla settimana. Facile! Questi due austriaci sono cosi appassionati di opale che ne sono collezionisti e vanno a scavare anche in Etiopia. Mi mostrano alcune pietre che hanno portato da quel paese con l'intenzione di scambiarli qui con i minatori locali. L'opale etiope è bianco con scaglie colorate luminosissime e pare stupendo ai miei occhi inesperti! Mi dicono che è molto meno prezioso dell'opale di Coober Pedy che in effetti è il più pregiato del mondo.

Salutati gli austriaci e senza aver trovato nulla, ci rimettiamo in camper per continuare il giro di visita quando vediamo passare un gruppo di neri nerissimi con il naso canuto: gli aborigeni!!!! Finalmente li vediamo anche perché da queste parti dovrebbero essere in tanti visto che è stato loro riconosciuto il diritto territoriale. Spronata da Ruggero, che vuole assolutamente una foto con loro, sfodero la mia migliore faccia tosta e li approccio con un: 'are you the Aboriginies?', curiosa di vedere la loro reazione. Sono un gruppo di cinque uomini e un paio di donne che prontamente mi rispondono che sono proprio loro, i nativi originali dell'Australia. Dopo essermi congratulata per il loro bellissimo paese gli spiego che sono i primi aborigeni che vediamo dopo 50 giorni di Australia e chiedo loro di posare per una foto con noi. Sorridono e, mentre uno di loro accenna a chiederci dei soldi in cambio della foto, altri tre si rendono volentieri disponibili. Poco più in là vediamo un gruppo di donne giovani e vecchie, alcune sedute altre in piedi sul bordo della strada. Una di loro ha una bottiglia in mano, un'altra si avvicina a noi e ci avverte che ci potrà capitare di vedere qualche alcolizzato ma di non temere che non sono affatto pericolosi. Ruggero vuole un'altra foto ma lei ci risponde che non intende finire sul giornale un'altra volta come alcolizzata perché non lo è. Le prometto che non pubblicherò la sua foto e in questo modo si lascia fare con noi tutte le foto che vogliamo! Troppo carina!

Intraprendiamo il giro delle cosiddette BREAKWAVES guidando attorno alla città verso nord-est fino a costeggiare la DOG FENCE, la più lunga rete di recinzione del mondo: 5600 metri di rete metallica atta a proteggere il bestiame dai DINGO, i cani selvaggi australiani. Poco dopo, ci troviamo ad attraversare un territorio piatto di terra rasa detto MOONPLAIN per poi arrivare al THE CASTLE, un enorme castello di sabbia bicolore, setting ideale del mitico PRISCILLA, LA REGINA DEL DESERTO.
Anche MAD MAX è stato girato qui e riteniamo che possa essere il luogo ideale per passarci la notte.
La notte é un tripudio di stelle, con la via lattea meglio visibile della nostra storia in Australia ad illuminare l'inquietante pianura lunare.

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