Siamo a Georgetown, patrimonio dell'Umanità e piove. Sta per cominciare la stagione delle pioggie qui in Malaysia e oggi sembra proprio inverno, c'è persino bisogno di coprirsi un po' di più!
Abbiamo lasciato la nostra isola preferita ieri mattina e dopo due ore di traghetto e 6 di pullman siamo stati scaricati in LOVE LANE che erano le 8 di sera. Con noi c'era Walter, un perenne viaggiatore-scrittore di Perugia che conosce il mondo come le sue tasche e che anche qui a Penang era già stato. Come molti altri che desiderano stare più a lungo in Thailandia è tornato a Penang per ottenere un'estensione del visto di due mesi, anziché di 15 giorni come da altre parti. Walter è simpatico e coinvolgente, finiamo per seguirlo nella 'sua' guesthouse ma non troviamo posto. Dopo vari tentativi accettiamo di dormire in una camera decorosa ma senza finestra quindi stamattina ci siamo trasferiti alla STAR LODGE dove si sta proprio bene e si paga poco: una doppia con bagno ed acqua calda solo 50 RIN, 12,5€.
Siamo in China Town, nel cuore di GEORGE TOWN, la capitale dell'isola di PENANG che si affaccia sul golfo della Malacca, nell'oceano indiano, ed è collegata alla terraferma da un lunghissimo ponte. Penang è stata colonia inglese ma ha conosciuto anche arabi spagnoli e portoghesi e il generoso retaggio coloniale fa di George Town una cittadina deliziosa che anche grazie al contributo dell'Unesco ha saputo recuperare il vecchio con creatività e colore. Sembra di essere in america centrale, tra le vie di San Juan de las Casas, in Chapas, colonia spagnola: stessi filari di case basse, stessi colori pastello e sgargianti, stessi murales. Tanta arte. Solo che qui le scritte hanno caratteri cinesi e oltre alle chiese ci sono templi buddhisti, taoisti, induisti e moschee.
Tutte le città coloniali si assomigliano, mi vien da dire. Certo è che George Town strizza l'occhio al viaggiatore di passaggio con la sua 'Love Lane' strada dell'amore, piena di boutique hotel dalle hall decadenti ma variopinte con gusti retrò, all'interno di edifici patrimonio Unesco, e di artistici localini nello stesso stile vintage e pop della vecchia europa.
All'inizio di ogni strada una sorta di graffiti in metallo raso muro giustifica in inglese il nome della via, che quasi sempre ha derivato il proprio nome dalle attività artigianali che vi si svolgevano tempo addietro. C'è la via della corda, la via della scarpa, la via dell'amore,... Quest'ultima dedicata alla prostituzione e infatti l'opera d'arte posta accanto al cartello di LOVE LANE informa che molti benestanti solevano mantenere la loro amante in questa via ed ha per titolo una domanda: 'Where's my husband? Dov'è mio marito?'
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