Il secondo giorno a Haipaw ci svegliamo alle 6 determinati a partire in moto per Namhsan. La sera precedente Mauri ha affittato una moto e fatto il pieno di benzina in modo da poter partire all'alba senza perdere tempo prezioso: la cittadina si raggiunge con 4 ore di moto, è situata a 1600 metri d'altezza, tra piantagioni di té e montagne scoscese e dev'essere bellissima.
Purtroppo però non la vedremo mai! Infatti mi sveglio con un forte raffreddore e l'impressione di scottare. Il termometro non ammette esitazioni: 38,7, la partenza è cancellata!
Il raffreddore è sintomo di infezione alle vie respiratorie. Quindi dalla mia 'farmacia di viaggio' prendo una takipirina e un antibiotico generico. Ciononostante, le parole della dottoressa dell'ASL, che ci ha raccomandati di prendere il malarone in caso di febbre alta come tutela antimalarica, mi frullano nella testa. 15 minuti dopo siamo nel piccolo ospedale del paese. Strano, al pronto soccorso non c'è fila: ci sono anzi 7-8 infermiere e qualche dottoressa in attesa di pazienti. E quando arrivo sono tutte per me! Mi fanno sdraiare, mi misurano la pressione del sangue, mi auscultano e infine, su mia richiesta, mi sottopongono al test per la malaria prelevandomi un gocciolino di sangue dalla punta dell'indice destro. Dopo pochi minuti il responso è negativo! Che bello! Che efficenza! E non vogliono denaro! Incredibile! Tornata in hotel mi metto sotto le coperte fino al giorno dopo quando, sentendomi molto meglio, decidiamo di rientrare a Mandalay con il treno delle 10.
Si tratta di uno dei soliti treni sgangherati del Myaanmar, che di giorno divertono - par di essere sul TAGADÀ! - e di notte spaventano da morire. In questo tratto di ferrovia l'emozione è amplificata dal fatto che il suddetto treno passa sopra un vecchio viadotto, il GOKTEIK VIADUCT, che una volta era il più alto del mondo e che ora, nonostante i lavori di manutenzione, continua a scricchiolare. Pare che i birmani si facciano tipo il segno della croce prima della traversata a oltre 100 metri di altezza, mentre i viaggiatori affrontano l'emozione ai finestrini, armati di macchina fotografica! Il treno, che in piena corsa non supera i 40km orari, raggiunto il viadotto quasi si ferma per procedere a passo d'uomo e non sollecitare il ponte.
Mentre Mauri, amante degli sport estremi, si sporge fuori dal finestrino più che può con la scusa di fare foto, io, che soffro di vertigini, me ne sto sdraiata nel comodo sedile di upper class che abbiamo preferito alla panca di legno della 2nda classe (mai presa decisione migliore) in attesa che sia tutto finito! Mi dicono che sotto il ponte di ferro c'è ancora quello vecchio di legno, molto suggestivo visto dall'alto, e che le vedute sono mozzafiato!
Alle 5 del pomeriggio arriviamo a PYIN O LYIN dove, per arrivare a Mandalay un po' prima, abbandoniamo il treno per un pick up. Alle 7 siamo a Mandalay.
Ci rimaniamo un giorno, per un ultimo giro al mercato della giada e per berci un'ultima SBIRULINA sul fiume (birra di riso, con proprietà antinvecchiamento), cogliendo l'ultima opportunità di respirare la polvere del Myanmar.
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