venerdì 30 novembre 2012

OLD GOA

La visita alla Lisbona del sub-continente indiano, fondata da San Francisco Xavier nel XVI secolo ma abbandonata un secolo dopo per le epidemie di colera e di malaria e ricostruita a Panaji con gli stessi mattoni, ci ha un po' delusi, nonostante la chiesa di San Francesco d'Assisi, con l'immensa navata affrescata a tinte fosche, da sola valga la visita. Il sito si presenta come un bel giardino curato che ospita un manipolo di enormi chiese vecchie e tutt'intorno la giungla ma l'atmosfera era deturpata da un lunghissimi mercato e dal traffico di automobili alla ricerca di un posteggio. Proprio in questi giorni, infatti, si festeggia il patrono della città e numerosi pellegrini sono accorsi da tutta Goa per portare fiori e accendere candele davanti al sarcofago in vetro di San Francisco Xavier, facendo una fila lunghissima davanti alla Basilica del Bom Jesus.
Mauri, con la sua macchina fotografica, ha zummato sul sarcofago contenente il corpo del santo e...brrrr, che impressione! Dopo quasi 500 anni ancora si distinguono bene i tratti del viso del santo!
Fuori dal sito, al mercato, abbiamo finalmente assaggiato il succo della canna da zucchero spremuta: che dire... zuccherato!







giovedì 29 novembre 2012

GOA, THE PEARL OF ORIENT

Goa non è una città o una regione: Goa è uno stato dell'India! I portoghesi lo conquistarono nel 1510 e obbligarono hindu e mussulmani a convertirsi al cattolicesimo, adottando anche un nome portoghese, di solito quello del prete di turno. Solo nel 1961 l'India liberata da Gandhi è riuscita a
cacciare i portoghesi e a rendere Goa uno dei suoi stati a governo autonomo.
Da allora Goa, grazie alle sue ricchezze sotto e sopra il suolo, è diventato uno stato prospero, crogiuolo di culture, religioni e tradizioni diverse ma accomunate dal medesimo sangue, in cui scorre la stessa passione per la musica e la danza, che è pur sempre una bella cosa!
In pratica, la gente di Goa ha fuso le diverse radici hindu, cattoliche e musulmane in uno unico stile di vita che vede per esempio la presenza di caste nella comunità cristiana, il festeggiamento del Natale e dell'ultimo dell'anno anche da parte degli induisti e dei musulmani, la presenza di candelabri nei templi, ecc.
Ieri, al nostro ritorno alla guest house, abbiamo trovato gente davanti all'abitazione di fronte che mangiava ceci cotti e beveva un intruglio aranciato. Sembrava una festa di pre/matrimonio (come si usa qui) invece la nostra signora, dopo aver studiato il mio ciondolo di Ganesha, ci ha spiegato che si trattava di un tempio dove stavano venerando Fatima!!!! In altre parole: anche i cattolici sentono il bisogno di avere più dei da venerare e fanno i puja (riti con offerte di fiori e di cibo) alla maniera hindu!
Per molti versi però non si ha l'impressione di essere un India. Questa vegetazione lussurreggiante è così lontana dal polveroso deserto del Thar o dal caos degli autorisciò di Jaipur... Persino i rifiuti sono invisibili... Le palme e i banani, le baracche con i tetti di paglia, le chiese bianche e solenni e le coloratissime case dei villaggi ricordano piuttosto i villaggi garifuna dell'Honduras o quelli messicani del Chapas.
Ma che bello girare su e giù per le colline con lo scooter e il vento nei capelli! Sì perché qui nessuno porta il casco e la velocità piuttosto ridotta lascia presuppore che non si corrano molti rischi. Speriamo perchè oltretutto non siamo assicurati! In realtà noi abbiamo un'assicurazione contratta prima di partire, che ci copre le spese mediche, ma non dobbiamo mettere sotto nessuno!
Abbiamo percorso in lungo e in largo il nord di Goa, soffermandoci sulle spiaggie più celebri: Calangute, Candolin, Vagator, Anjuna..fino a Donna Paula e Bognalo, la nostra preferita. Distese sabbiose a perdita d'occhio con tanti pensionati prevalentemente obesi di nazionalità inglesi e qualche russo. Il mare non è per niente invitante, l'Arabian Sea è profondo ma ha i colori dell'Adriatico emiliano! E anche i negozietti e i ristoranti uno accanto all'altro ricordano un po' il turismo di massa del nostro litorale... Nell'entroterra ancora molta acqua: risaie e fiumi che spesso si allargano fino ad essere navigabili o a formare laghi. Carina è la capitale Panaji, con casine basse e colorate anche se sempre fatiscenti. Ma è la natura rigogliosa la cosa più bella di Goa oltre, probabilmente, alla vita notturna. Gli inglesi la fanno da padroni tant'é che le strade sono piene di indicazioni e di cartelloni pubblicitari in inglese mentre le strade, così come le persone, portano nomi portoghesi.
Domani visiteremo Old Goa, altro sito Patrimonio dell'Umanità.








mercoledì 28 novembre 2012

GOOOOAAAAA!!!!!!!

L'impatto con Goa è stato gioioso non per merito delle bellezze della mitica Goa ma perché dopo 4 notti di viaggio (intervallate da visite a Indore, Ellora e Bombay) metterci in sella a uno scooter e volare lungo strade straripanti di palme (verso una doccia e un letto vero) ci è sembrato meraviglioso! Abbiamo trovato un alloggio economico presso una indoportoghese che ci ha messo a disposizione una camera ben areata e un bagno abbastanza pulito poi abbiamo fatto un giretto per CANDOLIN fino alla spiaggia. Enorme! E finalmente abbiamo trovato la birra ad un prezzo abbordabile che ci ha permesso di festeggiare dignitosamente l'arrivo in questo paradiso tropicale. Poco più tardi, nella turistica Candolin, abbiamo cenato 'continental' che erano solo le 4 del pomeriggio, a base di agognate enormi patatine fritte, crocchette di pollo e sandwich e alle 7 eravamo già a letto!



martedì 27 novembre 2012

PAURA DI BOMBAY?

La gente del posto la chiama ancora cosi (e non Mumbay) e preferisce il nome VICTORIA STATION a CST per indicare la vecchia stazione ferroviaria in stile vittoriano, oggi patrimonio Unesco.
Volevamo evitare la seconda metropoli più grande del mondo spaventati dai grandi numeri, ma il caso ha voluto che ci fermassimo qui quasi un'intera giornata, tra un treno notturno e l'altro. Con nostra grande sorpresa abbiamo trovato la stazione tirata a lucido, non una briciola sulle platform, così con coraggio abbiamo affrontato la città. Inaspettatamente il centro rappresentativo ci è apparso caotico ma ordinato, con strade grandi da capitale incorniciate da rassicuranti palazzi vittoriani e double-decker (i bus rossi a due piani)! Se non fosse stato per le vacche, avremmo pensato di aver sbagliato nazione!
La zona centrale di Colaba è punteggiata da piccole stazioni di polizia e la punta sul mare ospita l'INDIAN GATE, grosso arco di trionfo simbolo della città fatto costruire per accogliere l'arrivo dell'Imperatore delle Indie, Giorgio V, nel 1911, momento colto da Gandhi per far partire la sua campagna di non-violenza per ottenere la partenza definitiva degli inglesi.
Abbiamo anche notato l'HOTEL TAJ MAHAL, il più prestigioso dell'India, che si staglia con grazia aristocratica poco distante dall'Indian Gate. La leggenda racconta che questo lussuosissimo hotel, frequentato anche da Hitchcock, Clinton e Chirac, sia stato voluto da un ricco industriale indiano che si era visto rifiutare l'ingresso in un albergo di lusso della zona, consentito solo ad occidentali.

Abbiamo avuto occasione di frequentate tutte e tre le stazioni di Mumbay e, appena fuori dalle zone centrali, abbiamo ritrovato ammucchiati tutti i rifiuti della metropoli accanto ai poveracci senza tetto.
I treni locali hanno vagoni separati per gli uomini e per le donne: io e Mauri abbiamo dovuto adeguarci ma riuscivamo a non perderci di vista spiandoci attraverso aperture tra i vagoni. Abbiamo anche avuto l'opportunità di assistere ai salti dal treno dei passeggeri che, ancora prima di arrivare in stazione, si preparano a scendere sostando sul ciglio delle porte del treno, per evitare di essere travolti e ricacciati dentro dalla furia della folla in entrata!!







lunedì 26 novembre 2012

ELLORA - UNESCO INHERITAGE

Siamo rimasti senza parole quando siamo arrivati davanti al Tempio della GROTTA 16 del sito archeologico di ELLORA. E' lì che si arriva dopo 20 minuti di autobus da Aurangabad.
Questo sito è composto da 34 grotte che non hanno eguali sulla faccia della terra! Ricordano molto i monasteri di Gorème in Cappadocia ma la loro imponenza, i lavori di scultura e cesellatura della pietra, l'ampiezza degli spazi ricorda forse di più i templi cambogiani di Anghor.
Questi di Ellora risalgono al V secolo dopo Cristo fino al secolo XI e rappresentano la pacifica convivenza delle 3 religioni più importanti dell'India. Infatti le prime dodici grotte contengono templi buddisti che a mio gusto sono le più emozionanti, dalla 13 alla 29 sono hinduiste e dalla 30 alla 34 sono della religione giainista. E' davvero difficile dire quale sia la più bella grotta: sembra abbiano fatto a gara a superarsi! Veramente stupefacenti! La grotta n. 10 è un meraviglioso tempio buddista con un tetto a volta tutto lavorato come a simulare delle travi di pietra e abbiamo avuto la fortuna di assistere e un po' partecipare ad una cerimonia celebrata da buddisti in visita.
Ci è stata necessaria tutta la giornata per la visita, avendo approfittato anche del ristorante in loco e della frescura di una grotta poco turistica per una lunga siesta nella calura già umida del Maharashtra, India del centro sud.
Siamo rientrati ad Aurangadag con l'autobus delle 8 dove, con tanta pazienza, abbiamo atteso il treno di mezzanotte per Bombay.








INDIAN NIGHT BUSES ovvero NON TUTTO IL MALE VIENE PER NUOCERE 2

E' davvero pericoloso come supponevo viaggiare con i private buses! Solo che quando ti ritrovi a non
poter partire con il treno perché sono tutti pieni o comunque hanno una lista d'attesa di decine di persone, l'autobus appare come l'unica alternativa possibile. Ed è per questo che ci siamo cascati una seconda volta. La prima volta da Udaipur a Pushkar il viaggio è stato faticoso a causa della strada dissestata ma che comunque costringeva l'autista ad andare piano. Ma la notte scorsa è stato un vero incubo che mi ha fatto capire come funzionano le cose.
Di notte, anche quando l'autobus è pieno, gli autisti per arrotondare si fermano in ogni villaggio per raccogliere qualche passeggero che necessita di un passaggio a breve raggio. Per recuperare il tempo perso in questo extra-work e poter garantire la puntualità, gli autisti devono correre come dei matti per poi cacciare delle frenate assurde quando incontrano ostacoli sul loro tragitto, totalmente incuranti di chi si trova con la testa appiccicata al soffitto dell'autobus cercando di dormire! In realtà io stavo malissimo e mi stavo chiedendo come cazz potevamo lasciare la nostra vita nelle mani di uno sconosciuto che non si preoccupava minimamente di tutelarcela! Dopo nemmeno un'ora di questo patema, in preda ad un raptus di lucidità, mi sono precipitata in cabina gridando: 'We are not animals! You're not carrying pigs nor cows! Drive more slowly!' In quel momento ho realizzato che dal buio della cabina mi guardavano esterefatti almeno una 40ina di occhi e ho capito come funzionavano le cose. Ho anche realizzato che l'autobus viaggiava ad alta velocità con le sole luci di posizione! Aiuto!
Dopo dei sorry-sorry e la promessa di guidare più lentamente sono tornata nel mio loculo e, dallo stress, mi sono addormentata! Ci siamo svegliati dopo aver superato Ajanta da due ore: si erano 'dimenticati' di avvertirci! Alle 6 della mattina mi sono dovuta incazzare di nuovo e ho preteso che ci pagassero un autorisciò per la più vicina stazione dei treni: AURANGABAD. Qui abbiamo prenotato un treno per Mumbay (Bombay) per la notte stessa e uno per Goa per il giorno dopo. Ed è qui che abbiamo appreso che, essendo lunedì, il sito di Ajanta lo avremmo trovato chiuso!!
Da Aurangabad si può raggiungere facilmente un'altro sito di grotte rupestri, altrettanto interessante: Ellora.
Dopo aver depositato i nostri 2 zaini nella clockroom (come viene impropriamente chiamato il deposito bagagli) della stazione, abbiamo preso un autorisciò collettivo per la stazione degli autobus pubblici locali.

domenica 25 novembre 2012

NON TUTTO IL MALE VIENE PER NUOCERE!

Oggi abbiamo raggiunto il massimo del nostro successo personale proprio in un momento di grave abbattimento. Ci troviamo a INDORE dove siamo arrivati di prima mattina, credendo di poter raggiungere Mandu in autobus. Non avevamo considerato che di domenica potessero esserci dei problemi e che occorresse fare tappa intermedia in un'altra cittadina. Pertanto abbiamo optato per recarci direttamente ad Ajanta e poi procedere verso Goa. Dopo aver acquistato dei biglietti per un autibus notturno di lusso (con lenzuola e air con) con la compagnia Hans Travels, ci siamo recati alla stazione dei treni per l'acquisto di un biglietto per un treno notturno per domani sera. Eravamo stanchi e affamatissimi essendo passato il mezzogiorno e essendo praticamente a digiuno dal pomeriggio del giorno prima, ma abbiamo tenuto duro rimanendo in fila davanti allo sportello della biglietteria della stazione fino a quando è arrivato il nostro turno e l'impiegato ci ha chiuso la finestra in faccia: erano le due in punto, orario di chiusura degli uffici!
Ad Ajanta ci sono delle belle grotte rupestri ma non c'è una stazione dei treni dove procurarci i biglietti! Stavamo camminando a vanvera avviliti lungo la strada quando siamo stati sorpresi da un lungo corteo con baldacchini e templi posticci, musica e spettacolini circensi di strada. Ma quando la gente si è accorta della nostra presenza sul ciglio della strada, la vera attrattiva siamo diventati noi! Il corteo ha deragliato nella nostra direzione, circondandoci: tutti volevano presentarsi, darci la mano, toccarci e persino pizzicarci! Per fortuna un negoziante è venuto in nostro soccorso ma ci hanno lasciati andare solo dopo averci fatto posare per un numero infinito di fotografie! Anche il negoziante ha voluto una foto con noi!
Galvanizzati (!) dall'accaduto, ci siamo fermati in un modesto ristorante e abbiamo finalmente, dopo circa 3 settimane di dieta vegetariana, mangiato un bel pollo tandori, di quelli rossi tipici della cucina indiana: da leccarsi i baffi!




sabato 24 novembre 2012

AUTENTICA AJMER

Arrivati alla stazione di Ajmer, dopo aver messo giù i bagagli in attesa del treno della sera verso il sud, abbiamo contrattato un passaggio in risciò fino al tempio islamico più importante della città che contiene la tomba del santo sufi Khwaja Muin-ud-din Chishti. Non sapevamo che i 2 km di strada che portano al tempio fossero in salita e quando siamo arrivati il pover uomo grondava di sudore dalla fronte e dal mento, nonostante Mauri fosse sceso a spingere il risciò un paio di volte. La compassione e anche il senso di colpa ci hanno indotto a dargli quasi il doppio di quello che avevamo pattuito. Il tempio islamico, visto da occhi occidentali, appare come una fruttuosa occasione per spillare soldi ai pellegrini musulmani. Si comincia fuori dal tempio dando dei soldi a chi guarda le scarpe, poi dentro il tempio c'è un vero e proprio mercato per comprare fiori, dolci e frutta da offrire al sufi (che apparentemente ha gli stessi gusti degli dei hindu!) e un pozzo dei desideri pieno di cartamoneta. C'è anche l'Heaven's Gate, la porta del paradiso, piena di lucchetti per non so quale motivo ma che richiede una donazione. Infine, prima di uscire, si riceve una benedizione con un passaggio di scopa sulla testa per 10rupie! Se dal punto di vista antropologico il tempio è sicuramente interessante, dal punto di vista artistico non offre nulla di ché.
La strada della città vecchia che porta al tempio è un bazar pieno di gente e di poveracci a cui manca un arto o tutti e due, che mendica soldi specialmente a noi, unici con la pelle del color della ricchezza.
Abbiamo mangiato in un ristorantino sulla strada delle ottime uova strapazzate alla cipolla (nella sacra Pushkar anche le uova erano bandite dai menu!) e abbiamo acquistato due tappetini per dormire in treno questa notte.
Da Pushkar a Ajmer abbiamo preso un autobus locale e, come al solito, eravamo gli unici turisti ma... che meraviglia essere seduti vicino a un vecchio seguace di Shiva! Era felice di farsi fotografare insieme a me e mi faceva mostrare le foto ai suoi amici! Mi sta piacendo sempre di più questa India così aperta e socievole, curiosa e generosa, gentile e protettiva, subito pronta a ricambiare il tuo sorriso!
Adesso siamo sul treno per Indore, 550km a sud, una notte di viaggio in 2nd sleeper. Facciamo immediatamente amicizia con i compagni di scompartimento poi stendiamo i nostri nuovi tappetini che ci faranno da materasso e ci auguriamo di farci una bella dormita!





venerdì 23 novembre 2012

PAOLA E RUGGERO

Paola e Ruggero sono i più grandi viaggiatori che conosciamo. Girano il mondo in lungo e in largo non appena hanno un giorno di vacanza. Non sono mai sazi. Davvero a loro si potrebbe porre la domanda: cosa vi resta ancora da vedere? In questi ultimi anni Ruggero si è concentrato sulla causa palestinese e quindi sono tornati una seconda volta a Gerusalemme, ma ciò è raro. Generalmente si fermano in un luogo il minimo indispensabile per visitare ogni cosa di interesse, immortalare ogni monumento o momento saliente (Paola è un'esperta fotografa) per poi ripartire verso la meta successiva. Divorano la strada.
Quest'anno hanno intrapreso un'avventura stra-ordinaria, sia per la durata sia per la modalitá. Si tratta di un viaggio che li ha portati con mezzi quasi esclusivamente terrestri lungo parte della via della seta, dal Veneto all'India, attraverso gli stati dell'Asia Minore, dell'ex Unione Sovietica e della Cina fino all'India. In questo momento,, al quinto mese di viaggio, stanno trascorrendo due mesi a Varanasi, coinvolti in un progetto di volontariato presso una scuola voluta da un italiano che ha ben 800 iscritti e che propone, accanto allo studio delle materie convenzionali, momenti importanti dedicati all'approfondimento del sè, attraverso pratiche yoga e di meditazione che dovrebbero portare ad un perfetto equilibrio psico-fisico.

www.ruggerodaross.blogspot.com


SUI GHAT DI PUSHKAR

Stamattina siamo andati a visitare il tempio dedicato a Brahama. Pur essendo parte della triade degli dei più importanti, il dio creatore non è molto celebrato e i templi a lui dedicati sono rari. Forse per questo al suo ingresso c'era una folta calca di pellegrini che diversi poliziotti dividevano in una fila per gli uomini e una per le donne. Con fiori rossi e gialli e piccoli confettini colorati in una mano, banconote da 5-10-100 rupie nell'altra, ogni persona spingeva nell'intento di arrivare davanti all'immagine confusa di Brahama per mettere i propri doni nelle mani dell'attento brahamino che prontamente separava i doni per il dio dal denaro per sé, guadagnandosì così di ché vivere.
Ma la maggioranza dei pellegrini fa visita alle acque sante del lago della città santa - dove sono state gettate anche le ceneri di Ghandi - e fa puja e abluzioni dall'alba fino al tramonto. Passare da un ghat all'altro sù e giù per i gradini che costeggiano il lago, separato dai rumori della città da una cortina di bellissimi fatiscenti palazzi bianchi e azzurri, riempie l'animo di pace. Ci si sta a lungo, volentieri, dimenticando persino di scattare foto alle scene surreali che si parano davanti ai nostri occhi (anche perché sarebbe proibito...).
Ci siamo ritornati anche stasera per una cerimonia speciale ma sempre atta a celebrare la santità del lago: piccole mongolfiere di luce sono state fatte salire in cielo mentre un brahamino benediva le acque con un candelabro di luci.


giovedì 22 novembre 2012

ECHI DI ISRAELE

Apprendo dal mio amico Ruggero - che da quando è stato a Gerusalemme si fa paladino dei diritti negati dei palestinesi (www.nonpiumuri.altervista.org) - che Israele sta di nuovo lanciando missili sulla striscia di Gaza, mietendo vittime tra i civili di cui, come al solito, numerosi bambini.

E mi viene in mente la ragazza israeliana incontrata a Bikener che lamentava la difficoltà del suo paese a mantenere buoni rapporti con diversi stati occidentali, alla quale ho risposto che l'Italia continua a darsi un gran daffare per mantenere vivo il ricordo della strage degli ebrei ma non è bello sapere che ora loro si comportano altrettanto male con i loro vicini di casa. Questa ragazza, allora mi ha risposto che capiva benissimo e che in tanti come lei non condividono l'operato del suo paese ma che in sostanza gli israeliani si dividono in due parti: quelli che dicono che quanto è successo a loro non deve succedere mai più e quelli che dicono che non deve mai più succedere A LORO!

CAMMELLI E CAMMELLIERI

Siamo sulla bella terrazza del nostro hotel a leggere e scrivere mentre dai numerosi templi di Pushkar si diffondono i canti che richiamano alla preghiera. Al tramonto, così come all'alba, puntualmente ogni giorno tutte le città finora visitate sono pervase da dolci melodie o da preghiere corali ripetute all'altoparlante. Sono nenie rilassanti che fanno da sfondo ai nostri pensieri e ripensamenti sulla giornata trascorsa.
Oggi siamo tornati tra i cammelli e i cammellieri a rubare momenti della loro siesta e del loro pranzo. Tra di loro si muovono gipsy-bambini, cantanti, venditori di modesti souvenir e incantatori di serpenti, uniti dallo stesso proposito di racimolare un po' di soldi dai turisti. I bambini si avvicinano chiedendoti di scattar loro una foto per poi farsi pagare, i musicisti improvvisano canzoni davanti a noi e poi ti porgono il piattino. E' difficile rimanere insensibili alla loro miseria ma è altrettanto difficile poter accontentare tutti. Dare soldi ai bambini, che molto spesso hanno genitori che li spingono verso di noi, va contro l'etica del perfetto viaggiatore, ma non sempre si hanno caramelle in tasca! Spesso i bambini - ma anche gli adulti di queste cittadine abituate ai turisti/viaggiatori occidentali - sono davvero insistenti o non si accontentano di quello che gli dai, e questo non è molto piacevole soprattutto quando ti inducono a fare la parte che non vorresti mai fare, la voce grossa, la faccia cattiva, per liberarti della loro miseria..