Stanotte ho dormito pochissimo, colpa del bicchierone di Nescafé che ho bevuto dopo pranzo: come sono sensibile alle droghe!
E la notte ha riportato in superficie dettagli di questo viaggio apparentemente poco interessanti ma che mi hanno colpito nell'intimo. Uno di questi é l'espressione che ho visto nel muso di una mucca.
Una sera eravamo di ritorno dalla visita al tempio centrale di Hampi dove, essendo ancora in funzione, avevamo assistito ai canti del tramonto godendo dei meravigliosi riflessi del sole sugli altorilievi biancastri del tempio. Stavamo camminando lungo il grande viale antistante al tempio mentre davanti a noi, a passo lento ma regolare, procedevano due mucche in passeggiata. Improvvisamente una delle due mucche si stacca dall'amica e ci taglia la strada. Io non capisco cosa sta succedendo poi vedo che la mucca si dirige spedita verso un saddhu il quale allunga una mano verso di lei e le accarezza il muso: la mucca sta lì a godersi la carezza girando la testa per assecondare la mano del santone con un'espressione di affetto negli occhi... UMANA!
Poi torna verso l'amica e riprende la sua passeggiata.
Io e Mauri ci guardiamo esterefatti e io mi chiedo se quello che ho visto è vero. Ho una discreta esperienza di mucche avendo trascorso lunghe estati in montagna tra le mucche delle mie amiche e mai mi era stato dato di vedere o di pensare che una mucca potesse avere un tale moto di sentimento verso un umano.
Oppure è il saddhu che è riuscito a sviluppare mezzi privilegiati per comunicare con gli animali? Dopotutto San Francesco d'Assisi non parlava con gli uccelli?
In questa India la mia razionalità e il mio pragmatismo sono messi a dura prova. Per giunta la lettura che da un po' di giorni mi accompagna, AUTOBIOGRAPHY OF A YOGI - in cui Paramahansa Yogananda racconta con i toni dell'incredulità, dell'inquietudine e della curiosità il suo viaggio inevitabile alla ricerca dell'assoluto - è farcita di storie di sogni che si avverano, di materializzazioni di oggetti e di persone, della comunicazione ultra sensoriale e del dono dell'ubiquità.
Forse è vero quello che da queste parti ripetono sempre: 'in India tutto è possibile!', certo è vero che qui, soprattutto attraverso la pratica dello yoga che a livelli alti insegna la meditazione e la trascendenza, tanto spazio viene concesso al governo del pensiero, nel tentativo, mi sembra di capire, di liberarsi del pensiero attivo per raggiungero uno stato altro, di trascendenza dalla realtà fenomenologica (dei fenomeni, degli eventi reali) che permette di convogliare le energie su altri fronti, tipo quello di leggere nella mente delle persone o comunicare con il pensiero o parlare con gli animali.
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