venerdì 18 gennaio 2013

GENTE DEL MYANMAR

Uomini e donne si tingono il viso con il 'thannekha', uno sbiancante naturale ricavato dai rami di una pianta, che protegge dal sole e rinfresca la pelle e che conferisce loro le sembianza selvagge degli indiani d'america!
La bocca è spesso sporca del rosso di foglie miste a lime e spezie che, specie gli uomini, masticano e sputano continuamente. Sia gli uomini che le donne portano una gonna lunga fino alle caviglie e quando ci vedono muoiono dalla voglia di parlare con noi. Nessuno parla inglese ma tutti bene o male sanno chiederti 'where are you from?' Sono tranquilli, non si arrabbiano nemmeno se ti rifiuti di pagarli (perché magari, non capendo, ti hanno portato dove non volevi andare). Sono generosi: si offrono continuamente di aiutarti. A Yangon, per esempio, un negoziante a cui ho chiesto un'informazione generica su un treno, ha telefonato in stazione per me e mi ha fatto parlare con la biglietteria. Oppure al mercato un ragazzo che sapeva un po' di inglese si è offerto di accompagnarci a cercare un banco di artigianato locale e quando ho esitato di fronte all'acquisto di un ventaglio di bambù ha parlato con la venditrice e poi mi ha detto che me lo avrebbero regalato volentieri loro, in ricordo del Myanmar!

L'arrivo di turisti e viaggiatori non ha ancora modificato il loro stile di vita. Solo coloro che già lavoravano nel settore con hotel e ristoranti stanno aumentando le loro ricchezze accentrando su se stessi tutte le attività relative a questo flusso di visitatori (trasporti, transfer, tour, guide). I birmani non ci sembrano molto intraprendenti e infatti almeno qui a Pyay, molte delle attività commerciali - negozi, ristoranti, hotel - sono GIÀ nelle mani dei cinesi.
Il nostro albergatore cinese non è molto ben visto dai suoi concittadini birmani, lo capiamo dalle smorfie o dai commenti che fanno quando gli diciamo dove alloggiamo. Oggi, che abbiamo noleggiato una moto da lui dopo averla cercata altrove senza successo, e siamo andati a far un giro nella zona archeologica, siamo persino stati trattati poco simpaticamente dagli operatori del parco quando hanno riconosciuto la sua moto! 'The chinese motocycle! Go go!' A dire il vero 'the chinese' non piace nemmeno ai suoi ospiti, che tratta come polli da spennare!

Sugli autobus a lunga percorrenza c'è sempre un bel televisore a schermo piatto che proietta film popolari, ambientati nelle campagne e che raccontano storie che parlano della loro vita. Fanno appello ai sentimenti più basici e ai valori più semplici quali la fedeltà, la lealtà, la famiglia, con una morale esplicitata nell'happy-ending. Sono veri e propri melodrammi con trame complicate e parecchi colpi di scena, a tratti musical, a tratti con azioni di kong fu ma con la pretesa di essere realisti. Ne abbiamo visti due sottotitolati in inglese, a mio avviso sintomatici della forma mentale di parte della popolazione. Il primo racconta la storia di due innamorati che hanno potuto sposarsi solo tramite la 'fuitina' poiché il fratello di lei le aveva già arrangiato il matrimonio con un altro. Il secondo racconta la storia di un gruppo di ragazzi che lasciano il paese per andare in città a fare fortuna come gruppo hip-hop. Cambiano look: si tolgono il colore bianco dal viso e sostituiscono la gonna con dei jeans e in breve tempo diventano famosi. Ma non sanno gestire denaro e successo e finiscono sulla strada dell'alcool, donne facili e gioco. Quando hanno perso tutto, tornano a casa con la coda tra le gambe e finiscono per suonare musica tradizionale nella band del villaggio!






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