Siamo a Moulmein e noleggiamo uno scooter per girare la città che, soprattutto nelle sue strade più alte e tra le case più vecchie e le chiese del periodo coloniale, emana il fascino della lussurreggiante città che doveva essere ai tempi di Tony Blair, alias di George Orwell. Ho scoperto che lo scrittore del fantapolitico '1984' ha vissuto qui solo un anno, e nessuno ha saputo dirmi dove, mentre traccie certe della sua presenza si registrano a nord, nella città di KATHA dove ha vissuto più a lungo.
Abbandonate le ricerche di matrice letteraria, ci siamo spinti oltre il mare, imbarcandoci su un traghetto a doppio ponte, tipologia in via di estinzione, e, dopo un'abbondante ora di crociera, abbiamo raggiunto l'isola di BILU KYU, dove ci sono 62 villaggi ma non c'è una sola automobile. Il traghetto era affollatissimo di isolani che rientravano nelle loro case con ogni sorta di mercanzia!
Con lo scooter è stato davvero piacevole lasciare la strada principale di cemento e percorrere le polverose strade di terra rossa alla scoperta dei villaggi MON dell'isola, dediti soprattutto alla produzione della gomma, di elastici di gomma, di corda di cocco, di sedie e cesti di bambù e di frasche di foglie di palma per fare i tetti delle case. Sì, anche qui le case sono fatte prevalentemente di canne di bambù e di paglia, oppure di legno e solo rarissimamente di mattoni. Sulla stessa isola abbiamo visto cuocere i mattoni che, da blocchi di terra grigiastra, diventano rossi con il calore.
Mi fermo sotto le finestre di una scuola che per incanto si riempiono di faccini che sorridono, che salutano: 'meklabaa!'
Per deformazione professionale inizio a interrogare, prima il gruppo poi indicandoli individualmente ma non c'è verso: di inglese non sanno nemmeno una parola. Spiegandomi a gesti riesco a sapere che hanno 11-12 anni.
Altri bambini, meno fortunati, nelle case di fronte alla scuola, aiutano i genitori a lavorare le foglie di palma.
Una bambina fa il bucato sul fiume, e il suo sorriso è triste quando la fotografo.
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