Dall'aeroporto hi-tech di Yangon fatto di marmo-vetro e acciaio e di negozi sfavillanti, siamo arrivati in centro città in taxi, condividendo la spesa di ben 12 dollari con una coppia di francesi. Una signora super informata, accanita lettrice di trip advisor, ci ha persuasi a cambiare i soldi in aeroporto dicendo che si ottiene il miglior cambio possibile. Peccato che non sia così, visto che abbiamo cambiato 500$! Sì, il mercato nero esiste ancora, a dispetto degli sforzi del governo! Infatti, subito dopo il nostro arrivo in città siamo stati avvicinati da numerosi uomini che per 1$ ci hanno offerto 950kyat anziché 850k.
Siamo stati più fortunati con l'hotel visto che al primo tentativo abbiamo trovato una camera decente, con finestra e bagno in camera, per 18$. Unico inconveniente: quarto piano senza ascensore!
La vista sul tempio di Sule Paya che si gode dalla sala della colazione (inclusa nel prezzo!) ci ha ricompensato della fatica fatta a salire con gli zaini! Entusiasti, siamo usciti immediatamente per sbirciare i dintorni e ci siamo imbattuti subito in un internet caffé da dove abbiamo potuto comunicare con casa. Poi, dopo aver girovagato un po' tra le bancarelle di cibo del quartiere indiano e cinese, siamo tornati sui nostri passi e abbiamo cenato, seduti su uno sgabello, sul marciapiede davanti al nostro hotel. Una ragazza ci ha preparato con molta cura una specie di crèpe con verdure e spezie: da leccarsi i baffi! Ne abbiamo divorate due a testa poi ci siamo spostati di pochi metri dove, su un altro sgabello nello stesso marciapiede, ci siamo scolati un bicchierone di ottima birra MYANMAR in compagnia di un coppia di giovani finlandesi.
Prima di ritirarci nella nostra stanza abbiamo trascorso una mezzoretta dentro il Sule Paya, godendo dello splendore dorato del suo stupa e della pace del tempio.
Oggi abbiamo passeggiato per la città seguendo l'itinerario consigliato dalla Lonely, abbiamo fatto qualche acquisto poi, prima del tramonto, con un autobus locale (a dispetto della guida che ci vorrebbe sempre sul taxi) ci siamo recati in visita all'incredibile tempio buddhista di Shwedagon dove abbiamo trascorso ben tre ore, incontrandovi dapprima Riccardo, un italiano di Framura conosciuto il giorno prima, e poi Micha, un giovane olandese conosciuto a Bangkok.
Lo stupa buddhista risplende in tutta la sua dorata magnificenza sotto i raggi del sole più caldo e al tramonto assume altre incredibili tonalità. Due enormi 'chinthe' (leoni con la testa di grifone) sorvegliano l'ingresso principale che introduce ad un'alta scalinata interna, delimitata ai lati da lunghi coccodrilli, che porta allo stupa centrale, alto quasi 100m., circondato da numerosi altri stupa, pagode e buddha.
E' bello camminare a piedi scalzi sul pavimento di marmo tra queste meraviglie e accogliere l'invito di qualche birmano che vuole insegnarti il loro rito. Per esempio, senza chiedermi il perché, raccogliendo dell'acqua da una fontana con una scodella, ho dapprima lavato un elefante, poi un piccolo buddha ed infine un buddha grande.
Con un autobus siamo tornati verso il centro che faceva già buio e ci siamo ricongiunti ai francesi davanti alla bancarella di crèpe vegetariane. Dopo aver prenotato il volo di ritorno da Mandalay a Bangkok per il 3 di febbraio - data di scadenza del nostro visto - presso un economicissimo internet point sulla circonferenza della pagoda, ci siamo bevuti una birra e siamo stati pronti per una bella dormita.
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